«Il giudice è quindi solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo con il pianto di un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso». Lo ha ricordato attraverso le sue parole, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera durante la celebrazione, nella chiesa Santa Maria della Maddalena di Campo Calabro, officiata con don Francesco Megale in sua memoria. Fatta di solitudine ma anche di onestà, coraggio e libertà, dunque, è stata la vita di Antonino Scopelliti, giudice calabrese ucciso dalla mafia trent'anni fa, nell'agosto del 1991. Sostituto procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, a settembre avrebbe dovuto rappresentare la pubblica accusa nel giudizio di appello avverso le condanne seguite al Maxiprocesso di Palermo.

Nella solitudine, libero, onesto e coraggioso

Plaudendo all'impegno della figlia Rosanna, bambina di soli sette anni quando suo padre fu ucciso e oggi una donna dedita alla politica al servizio del bene comune in qualità di assessora alla Cultura e alla Legalità del Comune di Reggio Calabria, don Luigi Ciotti, durante la sua intensa omelia ha sottolineato «l'importanza dell'educazione ad una Legalità autentica e non di facciata che sia strumento e non obiettivo per perseguire la giustizia sociale. Quella legalità che uomini liberi e magistrati integerrimi come Antonino Scopelliti, severi nell'applicare le leggi, determinati dinnanzi alla protervia e sensibili al pianto degli innocenti, hanno saputo incarnare con il loro operato e la loro esistenza. Antonino Scopelliti è stato un autentico costruttore di giustizia e un vero cercatore di verità».


Un appuntamento con la memoria che tuttavia porta un fardello, quello del mistero che ancora avvolge il delitto dopo tre decenni. «Per noi la memoria è urgenza, una parola che nella sua origine racchiude tutta la tensione di chi spinge per andare oltre, per compiere dei passi in avanti. La verità è un diritto essenziale legato a tanti altri diritti e dunque non si deve smettere di cercare. Purtroppo ad oggi ancora l'80% dei familiari non sa chi abbia ucciso i suoi cari e questa ferita si cura soltanto con una memoria attiva, concreta che si nutra di responsabilità e di continuità e che sia impegno per la verità e viatico verso la giustizia», ha sottolineato ancora don Luigi Ciotti.

Trent'anni senza verità e giustizia

«C'è sempre massima fiducia nell'operato della magistratura ma il tempo trascorso è tanto. La speranza è che si possa ripartire di nuovo insieme nella ricerca della verità che in questi trent'anni ancora non è stata messa in luce. La fondazione intitolata a mio padre rappresenta un luogo di impegno in questa direzione e nell'ottica di coinvolgimento dei giovani affinché possano mettere a frutto i loro talenti e le loro competenze qui senza dovere andare via, rappresentando per questa terra la possibilità di un cambiamento vero, occupando quegli spazi sottratti al malaffare e liberati dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. Il futuro di questo territorio passa dalle sue radici e dalla scelta di restare per investire qui energie e progettualità», ha sottolineato Rosanna Scopelliti, presidente della fondazione intitolata al padre.

Determinazione e impegno

«Il nostro impegno è sempre stato intenso e determinato nella ricerca della verità e nell'accertamento delle responsabilità. Si tratta di indagini difficilissime nell'ambito delle quali il tempo trascorso, la gravità dell'accaduto e la complessità dell'attività investigativa non sono elementi favorevoli. Ma noi siamo determinati ad usare tutti gli strumenti di cui disponiamo per accertare i fatti. C'è, dunque, il massimo impegno a cercare i riscontri alle dichiarazioni rilasciate in questi anni anche con attività rogatoriali che sono in svolgimento all'estero», ha assicurato il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Bombardieri, intervenuto in occasione della solenne commemorazione istituzionale svoltasi a Piale dove una stele ricorda l'uccisione del giudice originario di Campo Calabro, colpito a morte da un commando mentre rientrava dal mare il 9 agosto 1991.


Deposte in un'atmosfera solenne, corone di alloro in questo luogo di struggente bellezza dove Antonino Scopelliti visse gli ultimi istanti della sua vita. Rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine e anche i sindaci di Reggio Calabria, Campo Calabro e Villa San Giovanni, consiglieri e assessori, cittadine e cittadini hanno presenziato alla cerimonia che ha preceduto la Messa.

Uniti nel ricordo

«Un ricordo finalmente congiunto di Antonino Scopelliti, cittadino di grandi doti umane ed etiche, esempio di impegno civile da condividere e che ci onoriamo di offrire alla riflessione corale e alla memoria collettiva dell'intero Paese. Senza unità nella memoria anche l'efficacia dell'azione è compromessa. Siamo, dunque, particolarmente motivati in questo percorso di collaborazione con la fondazione Scopelliti e con le Istituzioni tutte», ha sottolineato Sandro Repaci, sindaco di Campo Calabro.


«Il giudice Antonino Scopelliti è per noi un solido riferimento e un prezioso patrimonio per l'intero nostro Paese. In questo anniversario importante è nostro compito continuare a sottolineare la necessità di fare piena luce su quanto accaduto affinché siano assicurate verità e giustizia, pace e serenità ai familiari. Massima fiducia nelle istituzioni ma anche ferma consapevolezza di un lasso di tempo trentennale davvero lungo», ha commentato il sindaco metropolitano reggino Giuseppe Falcomatà.


«Siamo vicini a Rosanna nel suo impegno di tenere viva la memoria del padre e del giudice e di non rassegnarsi alla mancanza di conoscenza rispetto ai fatti di quel drammatico 9 agosto 1991. Grazie al suo affetto e al suo racconto, anche la nostra amministrazione si è profondamente legata alla figura di Antonino Scopelliti e con Rosanna alimenta questo desiderio di legalità, giustizia e verità», ha sottolineato Maria Grazia Richichi, sindaca facente funzioni di Villa San Giovanni.


La giornata si è conclusa, e con essa la manifestazione "Radici nel futuro" promossa in occasione del Trentennale dalla fondazione, con la cerimonia di consegna del premio Antonino Scopelliti, dedicato alle eccellenze del nostro territorio, sulla scalinata del Waterfront a Reggio Calabria.