Il professore e direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell'apparato digerente a Dentro la Notizia analizza il fenomeno: «Non è soltanto un difetto estetico, dobbiamo proteggere il nostro microbiota intestinale ed evitare le cure fai da te»
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I riflettori di Dentro la Notizia, il format di approfondimento di LaC condotto da Pier Paolo Cambareri, si accendono oggi su una delle emergenze sanitarie più gravi e sottovalutate: l’obesità. Non si tratta solo di un problema estetico, ma di una vera e propria condizione clinica che aumenta il rischio di sviluppare malattie croniche come diabete, patologie cardiovascolari e disturbi epatici.
Ospite della puntata (qui il link per rivederla) il professor Ludovico Abenavoli, ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro ma anche direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell'apparato digerente.
L'obesità: un problema di salute sottovalutato
In Italia, i numeri parlano chiaro: 18 milioni di adulti sono in sovrappeso e oltre 5 milioni sono obesi. Una situazione ancora più preoccupante in Calabria, dove i tassi superano la media nazionale: «La nostra regione, insieme alla Campania e al Molise, è tra le regioni più obese in Italia, soprattutto in età infantile. Un bambino obeso oggi significa un giovane adulto obeso domani».
Un problema di stile di vita in una regione, la Calabria, dove per la prima volta fu definita la dieta mediterranea, la più salutare al mondo: «Uno stile di vita adeguato ci aiuta a vivere meglio: una dieta di tipo mediterraneo, che poi è quella dei nostri antenati, associata ad un'attività fisica di tipo aerobico, può svolgere un’azione preventiva importante per lo sviluppo delle cosiddette patologie croniche non trasmissibili, che sono la vera e propria epidemia del terzo millennio: ipertensione, diabete, iperlipidemia, tumori, malattie neurodegenerative.
Vorrei, poi, puntualizzare una cosa: non dobbiamo intendere la dieta come qualcosa di esclusivamente restrittivo, ma come qualcosa che abbraccia l’alimentazione di quel posto, in funzione delle sue abitudini alimentarie e delle influenze culturali. Oggi, purtroppo, c’è la cattiva abitudine di prediligere le cosiddette western diet: le diete occidentali caratterizzate da cibo spazzatura, buono per il gusto ma dannoso per la salute».
Altro tema è quello dell’alcol: spesso sentiamo dire che un bicchiere di vino non fa male, dipende però: «Un bicchiere di vino rosso ai pasti è consentito. Il vino rosso è ricco di antiossidanti e di resveratrolo, che è un potente antiossidante presente nell'uva. C’è, però, una cosa da dire: il soggetto che lo assume non deve avere delle patologie concomitanti che possono andare in alterazione con l’assunzione dell’alcool».
Il microbiota intestinale e il suo impatto sulla salute
L'equilibrio intestinale è uno di quegli elementi chiave per garantire la salute di tutti gli organi: «Il punto centrale qui è il microbiota intestinale è un ecosistema di 2-3 kg di batteri che vive nel nostro intestino e gioca un ruolo fondamentale nella digestione, nel metabolismo e nel sistema immunitario. Ognuno ha un microbiota unico, che cambia nel tempo in base allo stile di vita, alla dieta e ad altri fattori ambientali.
Una corretta alimentazione, ricca di fibre, frutta e verdura, aiuta a mantenerlo in equilibrio. Al contrario, l’uso eccessivo di antibiotici e il consumo di cibo spazzatura ne compromettono la biodiversità, con effetti negativi sulla salute. Prendersi cura del microbiota significa prendersi cura del proprio benessere generale».
L’esistenza dei cosiddetti farmaci sintetizzati, quelli che vengono utilizzati per dimagrire o per curare il diabete, può complicare ulteriormente le cose: «Oggi esiste un mercato nero online dove molte persone acquistano farmaci anti-obesità senza controllo medico. Si tratta di prodotti di dubbia provenienza, spesso usati impropriamente e in ambito domestico, con potenziali rischi gravi per la salute.
Questi farmaci di nuova generazione, attualmente in fase 4 (cioè già diffusi nella popolazione), possono influire su obesità, glicemia e fegato, ma devono essere prescritti e seguiti da un medico. Il fegato, che è la centrale metabolica del corpo, è il primo organo a soffrire per un uso scorretto di questi farmaci.
Sebbene al momento siano considerati relativamente sicuri, un utilizzo scorretto o eccessivo può portare a gravi effetti collaterali o reazioni paradosse. È quindi fondamentale affidarli a specialisti e non improvvisare cure fai da te. I farmaci possono essere utili, ma solo se integrati in uno stile di vita sano e sotto stretta supervisione medica».
Educazione alimentare: un impegno per il futuro della salute pubblica
Come rieducare le famiglie a dei sani principi alimentari? «Come Università e gruppi di ricerca siamo fortemente impegnati nella “terza missione”, cioè nel portare conoscenza e sensibilizzazione sul territorio: nelle scuole, nelle piazze, ovunque ci chiamino. Il nostro obiettivo è promuovere l’educazione alimentare e far riscoprire le tradizioni della dieta mediterranea, che è riconosciuta a livello internazionale come la più salutare.
Un’alimentazione sbilanciata, ricca di carne rossa e povera di frutta e verdura, aumenta il rischio di malattie come il tumore al colon, tra i più diffusi al mondo. Al contrario, mangiare mediterraneo non solo fa bene alla salute, ma ha anche un impatto ambientale positivo: ad esempio, per produrre un piatto di fagioli servono 30 litri d'acqua, contro i 3.000 necessari per un hamburger.
Educare i giovani, già in età scolare, è fondamentale: l’alimentazione ha un ruolo chiave tanto quanto altri temi sociali come il rispetto e l’inclusione. Il vero nemico metabolico è il grasso viscerale, che funziona come un organo infiammatorio e incide negativamente sulla salute.
La dieta mediterranea, invece, è antinfiammatoria e depurativa. È importante imparare a mangiare con equilibrio: evitare le abbuffate, distribuire i pasti in cinque momenti della giornata e ricordare che alzarsi da tavola leggeri è un segno di benessere, non di privazione. Una corretta educazione alimentare è anche un atto di prevenzione che sostiene il nostro sistema sanitario, oggi sempre più sotto pressione».