La giornalista e scrittrice descrive com’è nata la sua passione da inviata speciale e ripercorre i suoi esordi nel talk di Paola Bottero - GUARDA LA PUNTATA
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Raccontarsi a partire dai propri sogni, dalle aspettative, idee e ambizioni, che a volte possono delinearsi già durante l’infanzia e la prima adolescenza. Barbara Schiavulli, corrispondente di guerra e scrittrice, protagonista della puntata di vis-á-vis di mercoledì 30 marzo, ha fatto luce, nel dialogo con Paola Bottero, direttore strategico del network, su alcuni punti emozionanti del suo vissuto e della sua carriera.
«Alle elementari volevo fare la detective privata, invece alle medie ho capito di voler fare la giornalista e in particolare l’inviata di guerra. Mio padre era un appassionato di giornalismo. A Venezia ho studiato arabo e in questo mi sono specializzata. Ho cominciato a scrivere sul bollettino di Venezia, occupandomi proprio di cronaca nera. Quando mi sono trasferita in Palestina e Israele ho iniziato ad avere a che fare con tutte le più importanti emittenti televisive internazionali. Considero la mia “terra gemella” in particolare l’Afghanistan, dove sono tornata e continuo sempre a tornare da vent’anni. Sono molto affezionata anche alla Palestina e allo Yemen».
Nel descrivere il suo interesse per la scrittura, non solo dal punto di vista prettamente giornalistico, ma anche sotto il versante del genio creativo, ha accennato al romanzo pubblicato nel 2005 con La Meridiana editore dal titolo “Le farfalle non muoiono in cielo”:«Questa mia opera è ispirata alle tristi vicende di Arin Ahmed, rinchiusa in un carcere israeliano. Ho preso in prestito il suo nome per raccontare una storia simile alla sua e a quella di migliaia di ragazzi palestinesi e israeliani».
Per saperne di più guardate la puntata di vis-à-vis su LaC play.