Avevano pochi mesi alla morte, lo scorso 31 agosto, della loro mamma. Il fatto che sopravvivessero e rimanessero insieme non era scontato, spiegano dal Parco nazionale
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Sono usciti allo scoperto dopo il periodo del letargo e stanno bene i due orsi figli di Amarena, mamma prolifica di una sottospecie - l'orso bruno marsicano - a rischio di estinzione, uccisa a fucilate il 31 agosto scorso a San Benedetto dei Marsi (L'Aquila), a pochi passi dai due cuccioli di pochi mesi e ancora dipendenti dalla sua protezione.
Ad annunciare l'avvistamento dopo l'inverno e le apparenti buone condizioni di salute dei due orsi, il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) in un post Facebook corredato di un video che li ritrae.
Un esito affatto scontato, quello della loro sopravvivenza e unione, che arriva a seguito di una costante attività di monitoraggio da parte di tecnici e guardiaparco nel corso dei lunghi mesi autunnali e invernali.
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La scelta di lasciarli liberi in natura dopo l'improvvisa sparizione della mamma si è rivelata una scommessa riuscita. Oggi i due fratelli hanno un anno e attraverso le analisi genetiche svolte dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) su campioni raccolti in autunno, il Parco ha potuto annunciare che si tratta di due maschi.
Si aggirano ancora insieme, ma «tra circa un mese potrebbero separarsi - fa sapere il Parco -, come avviene per gli altri giovani orsi che vengono smammati a primavera dalle loro mamme, o restare insieme il tempo giusto per darsi ancora sostegno e rimandare a quando sono ancora più grandi la separazione».
Questo comporterà che «di qui a poco tempo non sarà affatto facile individuarli, non saranno diversi da tutti gli altri orsi della stessa età che si sono separati dalle madri. Sarà possibile essere sicuri della loro identità unicamente attraverso la genetica».
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«Possiamo essere sicuri che sanno orientarsi da soli, che non hanno bisogno del cibo e dall'uomo hanno bisogno solo di rispetto», aggiunge il Parco, in riferimento al nuovo periodo che si apre davanti ai due dei circa 60 orsi bruni marsicani «che ce la stanno mettendo tutta per sopravvivere. Non dimentichiamoci - chiosa il Parco - che anche ognuno di noi deve fare la propria parte aumentando le conoscenze e la consapevolezza verso una coesistenza possibile, concreta e soprattutto rispettosa».