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ROMA - Il Pil è in caduta libera, la disoccupazione in forte ascesa, eppure i calabresi continuano a pagare tasse, sempre più tasse. Tra le regioni più vessate dal fisco c’è infatti la Calabria, terza assoluta nella graduatoria generale dietro la Campania e la Liguria, a pari merito con la Puglia e il Molise.
I numeri. Lo dice una ricerca della Svimez che ha analizzato la pressione tributaria comunale. I dati che riguardano il 2012 e il 2013 dicono che i calabresi durante questo arco temporale hanno subito un’imposizione fiscale da parte dei comuni pari al 2,3%. I numeri diffusi da Svimez sfatano così uno falso mito, quasi una leggenda metropolitana che riguarda il Mezzogiorno. Altro che popolo di evasori.
Due esempi. Bastano due dati per smentire i detrattori del meridione d’Italia. Le entrate tributarie comunali sono calate al Nord del 17% e al Sud dell’11%, ma i trasferimenti erariali sono cresciuti del 72,8% al Nord contro il 31% del Sud.
Altro esempio, a fronte di un reddito di circa 28mila euro pro capite, ogni cittadino veneto nel 2013 ha versato al proprio comune di residenza 409 euro. In Calabria, a fronte di un reddito decisamente più basso pari a quasi 16mila euro, si sono pagate imposte locali pro-capite per 364 euro. La differenza è di appena 45 euro. Il rapporto tra reddito e tassazione penalizza insomma i calabresi che pur guadagnando quasi la metà dei veneti spendono in tasse più o meno la stessa cifra. (mf)