Della guerra in Ucraina, dell'appoggio incondizionato del presidente della Bielorussia all'amico Putin, delle sanzioni e del divieto di sorvolo nei cieli dell'Unione Europea da parte della compagnia aerea di Minsk, di tutto questo Salvatore e Sabrina Caruso ne sanno quel poco che basta per dare una risposta a quella stanzetta colorata rimasta tristemente vuota.

Albina l'avevano vista per la prima volta cinque anni fa, nella fotografia ricevuta dall'associazione romana Puer, quando decisero di partecipare al progetto di "accoglienza terapeutica", grazie al quale migliaia di bambini di Chernobyl sono stati accolti da famiglie italiane durante i mesi estivi. 

Ma, prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina, hanno impedito ad Albina, che adesso ha dodici anni e continua a vivere in una casa famiglia, di poter ricevere tutto quell'amore incondizionato che Salvatore e Sabrina serbavano in cuor loro di darle. 

Un limbo di affetti negati, nel quale si trovano circa duecento famiglie in tutta Italia, di cui moltissime calabresi. Una vicenda tra Stati assai complicata, sintetizzata dalla mancata firma, da parte del governo italiano - che dal 2020 non riconosce Aljaksandr Lukasenka come presidente della Bielorussia - di una lettera di garanzia richiesta da Minsk.

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A nulla sembra essere valso il pronunciamento della Corte di Cassazione, secondo cui tale lettera di garanzia sia da ritenersi un atto amministrativo e non politico, quindi estraneo all'ambito delle relazioni internazionali tra Stati. In attesa di una firma che tarda ad arrivare, a Salvatore e Sabrina non restano che le videochiamate, fatte ad Albina ogni domenica pomeriggio, sempre alla stessa ora. Con lei che continua a ripetere: «Quando potrò venire in Italia da voi, nella bellissima stanzetta che avete preparato per me? Mi raccomando, lasciate tutto com'è, non toccate niente». Il cuore ha le sue ragioni, che la guerra non conosce.