VIDEO | Il credo nacque in Iran due secoli fa. In questi giorni viene ricordata la vita di Abdul Baha, figlio del fondatore della fede Bahai, Bahaullah, a cento anni dalla sua morte
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Batte anche in Calabria il cuore della fede Bahai, religione monoteistica indipendente con ruolo consultivo presso il Consiglio economico e sociale della Nazioni Unite, nata in Iran nel 1800 con la finalità di diffondere un messaggio al centro del quale Dio è uno, anche se chiamato con nomi differenti. Dalla riscoperta e dalla condivisione di questa unità, che vive nel dialogo e nell’incontro con tutte le altre religioni, dipende il futuro dell’umanità e la possibilità di una società fondata sulla pace e sull’armonia.
In Italia la comunità Bahai è composta da circa 5mila persone non solo di origine iraniana. Anche molti italiani hanno abbracciato questo credo. La comunità calabrese non raggiunge le cento persone, con una rappresentanza più corposa nel Cosentino. Esistono testimonianze anche nel Reggino, un tempo più numerose per la presenza di giovani oggi andati via per motivi di studio e lavoro. Saeid Sardarzadeh, arrivato in riva allo Stretto nel 1980 dall’Iran, dove oggi i trecentomila fedeli Bahai rimasti costituiscono la minoranza religiosa più cospicua ed anche la più duramente perseguitata,è tra i pochissimi di origine iraniana a far parte della piccola comunità calabrese che, come nel resto dell’Italia e del mondo, in questi giorni celebra una ricorrenza importante.
La ricorrenza celebrata dalla comunità Bahai
«In questi giorni ricordiamo la vita di Abdul Baha, figlio del fondatore della fede Bahai, Bahaullah, a cento anni dalla sua morte, avvenuta il 28 novembre 1921 a Haifa, ai piedi del Monte Carmelo, in Israele. Abdul Baha fu interprete autorevole di centinaia di scritti lasciati da Bahaullah. Al suo impegno si deve la diffusione del messaggio di pace universale e l'unità che ancora oggi si conserva della fede Bahai. Bahaullah ci invita ad amare Dio e l'umanità, dunque a servire Dio e l'umanità. Questa la proposta che rivolgiamo al mondo e alla società», ha spiegato Saeid Sardarzadeh venuto dall'Iran in Italia per studiare Architettura oltre quarant'anni fa.
La persecuzione della comunità Bahai in Iran, negli ultimi decenni, si è acuita ancora di più. «Persone sono state private del lavoro e della pensione. Il diritto alla scuola e all'iniziativa imprenditoriale è stato negato. Mio padre è stato imprigionato per tre volte ed è stato privato della pensione, mia madre ha perso il lavoro per il solo fatto di non avere rinnegato la fede. Tante persone di fede Bahai, anche al costo della propria vita, non rinnegano la propria fede e per questa ragione in Iran rischiano anche di morire», racconta Saeid Sardarzadeh, sposato con Maria di religione cristiana cattolica. La sua vita qui a Reggio incarna, così, quell'unità e quell'armonia tra le religioni che Bahaullah ha lasciato come eredità spirituale attraverso l'opera del figlio Abdul Baha.
La testimonianza
Il messaggio delle fede Bahai, una volta scoperto e interiorizzato, non conosce barriera alcuna e parla al direttamente al cuore. «Io ho abbracciato la fede Bahai diciassette anni fa, durante un incontro devozionale al quale ero stata invitata. In quell'occasione rimasi folgorata da unpasso di Bahaullah che mi colpì tanto al punto da spingermi, nonostante non conoscessi nulla di questa religione, a mettere in pratica già uno dei principi fondamentali. Così iniziai la mia ricerca libera e indipendente della verità. Durante quella ricerca mi sono riconosciuta in quello che scoprivo e imparavo e in quell'urgenza di rinnovamento, cambiamento e costruzione di un nuovo ordine mondiale con la forza del dialogo, dell'unità e della pace. La fede Bahai può dare oggi nuova linfa ad una società ormai in preda al degrado. Io trascorro molto tempo a conversare con i giovani, con bambini e bambine. Lo scopo non è quello di fare proselitismo ma unicamente quello di intrecciare relazioni e crescere insieme, condividendo gli insegnamenti di Bahaullah con la sola finalità di coltivare le qualità spirituali e le virtù di onestà e rispetto e mettere così al servizio della collettività reggina e calabrese il messaggio universale della fede Bahai», racconta Caterina Genovese della comunità Bahai di Reggio Calabria.
Per lei la fede Bahai è una componente importante della vita. Al collo ne porta il simbolo in cui sono rappresentati i tre mondi: il mondo di Dio e il mondo umano ricondotti ad unità dal mondo dei messaggeri inviati in ogni epoca per diffondere valori tanto essenziali quanto smarriti.
«Crediamo profondamente nei principi fondamentali della fede Bahai. Essi incarnano l'impegno profuso per il miglioramento della società e della nostra vita: unitamente alla ricerca indipendente della verità libera dai legami delle tradizioni e delle superstizioni, anche l’unità del genere umano e di tutte le religioni, l’abolizione di ogni forma di pregiudizio religioso, razziale, sociale o nazionale, l’armonia fra la scienza e la religione, l'istruzione universale obbligatoria, la parità fra uomini e donne, l'adozione di una lingua ausiliare universale, l'abolizione degli estremi di ricchezza e povertà, l'equa distribuzione delle risorse naturali, proprietà non delle singole nazioni che le detengono ma dell'umanità, la risoluzione del conflitto capitale lavoro mediante la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle aziende e il conseguimento di una pace duratura e universale, fine supremo di tutta l'umanità» sottolineano ancora Caterina Genovese e Saeid Sardarzadeh della comunità Bahai di Reggio Calabria.
L'Unità delle religioni
Secondo la fede Bahai,Dio ha rivelato il suo verbo in ogni periodo della storia tramite un profeta-messaggero, riconosciuto come "Manifestazione di Dio" e che, nelle altre religioni, ha avuto diversi appellativi: Abramo, Mosè, Budda, Krisha, Zoroastro, Gesù Cristo, Muhammad. Tutte le religioni, quindi, provengono dalla stessa fonte divina. La fede Bahai, con una propria identità, rispetta il valore e la sacralità delle altre confessioni. La comunità Bahai è, infatti, parte integrante dell'associazione interculturale God is one, costituitasi a Reggio Calabria per promuovere il dialogo interreligioso tra le diverse comunità religiose presenti sul territorio.
La storia
La storia Bahai comincia sulle orme del Bab (Porta di Dio), precursore del fondatore della fede Bahai, Bahaullah. Nato in Persia nel novembre del 1817 e imprigionato per la sua fede proprio nella sua natia Teheran, Bahaullah, dopo il suo rilascio, affrontò un lungo esilio. La prima tappa del suo errare fu Baghdad in Iraq, per poi arrivare a Costantinopoli e poi ad Adrianopoli (odierna Edirne, città della Tracia) in Turchia. Fu nuovamente incarcerato ad Akka, oggi Acri nello stato d’Israele, dove morì nel 1892 lasciando in eredità una serie di scritti tutti ispirati all’unificazione dell’umanità e affidandoli al figlio, di cui in questi giorni ricorre il centenario della morte, Abdul Baha.
Nato a Teheran nel 1844, Abdul Baha condivise con il padre Bahaullah la prigionia e l'esilio inflitti dagli imperi persiano e ottomano a causa della loro fede. Liberato nel 1908 dalla città prigione di Akka, in Palestina, Abdul Baha si dedicò a diffondere in tutto il mondo il messaggio del padre, viaggiando in Europa e in Nord America, incontrando migliaia di persone di ogni etnia, cultura, genere, religione o provenienza sociale.