Mollate ‘sta Calabria

Adesso in molti chiedono la presenza della Boschi a Melito. Per fare che? Portassero rispetto giornali nazionali, politici inetti e blogger senza arte ne parte, invece di sgattaiolare da una sciagura all’altra per avere due lire di riconoscibilità. Portassero rispetto che qui la vita è amara assai
di Angelo De Luca
13 settembre 2016
19:57
Foto di Salvatore Federico
Foto di Salvatore Federico

La primavera scorsa a Stefanaconi, in provincia di Vibo Valentia, ignoti appiccarono fuoco ad una scuola. In quei giorni passava di lì, in compagnia di un compagno di lì, il sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi, Davide Faraone. L’impegno - manco a dirlo - fu quello di annunciare la pronta ristrutturazione della scuola perché “il futuro passa sempre e solo dall’educazione”. Un gesto che allora suscitò un coro unanime di applausi. Applausi e titoli di giornali. Domani a Stefanaconi riparte l’anno scolastico, ma di impegni veri e di ricostruzioni non ne sono state fatte.

 


Nei giorni immediatamente successivi al fattaccio di Melito Porto Salvo al coro unanime di giustizieri della Calabria infame si sono unite pure una serie di varie proposte di salvezza calata dall’alto. Tra tutte spicca l’appello di alcune donne, che chiedono con la solita grazia di chi parla a re e regine la venuta di Maria Elena Boschi tra le strade buie della terra di nessuno. La sua presenza pare sia indispensabile per far capire ai mostri di Melito e ai buoni nascosti dietro le tapparelle quanto la presenza di una donna dello Stato ci sia e sia pure forte.

 

Questa terra sventurata è abituata a vedere l’ombra di un pezzo grosso solo durante le inaugurazioni di ponti e gallerie, di progetti e futuri rosei. I problemi veri invece, per dirla alla paesana, “si futti a cucchjiara chi manìa”. Quelli restano e nessuno se ne importa o, se se ne importa, se ne importa nel giorno stesso del fattaccio. Fermo restando quanto assolutamente inutile sia la presenza della Boschi in qualità di testimonial della giustizia al femminile, ci si chiede cosa dovrebbe dare di più o di meno al territorio. Le presenze istituzionali sono da sempre la più ignobile arroganza dello Stato che vuole mettere una pezza sulle proprie inefficienze. Certo, non è direttamente colpa della ministra se a Melito la gente sapeva e non parlava, ma non è nemmeno colpa della gente se lo Stato - in tutte le sue forme e deviazioni - conosce fatti e persone e non fa nulla per tutelare gli impauriti. C’è la magistratura e ci sono i carabinieri, ma non si può campare di sbirreria ad ogni angolo della strada.

 

La Calabria merita più politiche vere e meno politica finta. Soprattutto merita meno passerelle. Le politiche sono quelle azioni tipo la beneficienza: si fanno, ma non si vedono. E si raccolgono a tempo debito i risultati. Davide Faraone avrebbe potuto per esempio dare il segnale, ricostruendo meglio di prima la scuola di Stefanaconi: ma passato il Santo è passata pure la festa. Festa ed occasioni. Perché, ribadendo, domani i bambini non avranno una scuola nuova per studiare e passando da lì - non per caso, ma perché ci abitano ogni giorno - vedranno come simbolo l’atto vandalico di quattro sciancati di paese, che per torto o per ragione hanno bruciato l’unico luogo di incontro lontano dai mille problemi dall’odore di piombo. Ecco, questa invece è la politica. Un eccesso costante di spocchioserie, di carrozzoni e auto blu, di mangiate e scorte varie. Un lauto banchetto con i commensali locali scelti per appartenenza, affidabilità e voti. Una foto ricordo e una stretta di mano. Due parole messe a croce, due progetti sempre gli stessi, due raccomandazioni a questo e a quello: e ti cuntavi u fattu. Una filara di sbirri della digos che controllano la sicurezza del pezzo grosso e il buffet carico di pizzette gentilmente offerto dalla pasticceria dell’uomo che paga da anni la mazzetta alla ‘ndrina e che, pare, non ha preso i soldi manco dal politico organizzatore. Poi arriva la sera, i paesi si svuotano di “big” e si ripopolano di bestie. E la gente non ha santi a cui pregare. E gli amici, quelli che poco prima millantavano vicinanze, manco ai telefoni rispondono.

 

Allora è tutto un bluff. C’è chi dietro certe tragedie si asciuga il muso col fazzoletto bagnato di sangue sporco. Cavalca e sgomita per farsi notare, per darsi un tono. E avrà raggiunto l’obiettivo quando la ministra si accorgerà dell’appello, ma solo se il principio della condivisione compulsiva social avrà toccato quota 10mila like. Ma qui, la ministra Boschi, tra l’altro la meno indicata tra le ministre perché Melito con i “Rapporti con il Parlamento” c’entra poco, non ha niente da fare e niente da pretendere.

 

Portassero rispetto giornali nazionali, politici inetti e blogger senza arte ne parte, invece di sgattaiolare da una sciagura all’altra per avere due lire di riconoscibilità. Portassero rispetto che qui la vita è amara assai.

 

Angelo De Luca

Giornalista
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