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venerdì 20 settembre 2024 | 15:36
Cronaca

Processo Adelfi - I signori della droga: quintali di cocaina dal Sud America, clan di ’ndrangheta vibonesi e reggini soci nel narcotraffico - Notizie

In Tribunale a Vibo la deposizione di un investigatore del Gico della Guardia di finanza di Trieste. Al centro dell’esame l’arrivo nel porto di Livorno di 1.200 chili di cocaina dalla Bolivia e il tentativo di far giungere in Italia altri 380 chili di stupefacenti da Colombia e Argentina

di Giuseppe Baglivo

L’esame del luogotenente del Gico della Guardia di finanza di Trieste, Gianluca Spagnuolo, al centro del processo che si sta celebrando dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia e che mira a far luce su diverse importazioni di cocaina dal Sud America. A presiedere il Collegio è ritornata il giudice, Tiziana Macrì, la quale era stata in precedenza era stata sostituita dalla collega Barbara Borelli poiché designata al processo Maestrale-Carthago. Accolta la ricusazione del giudice nel maxiprocesso nato dalle operazioni Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium, il giudice Tiziana Macrì è quindi tornata a presiedere il Tribunale collegiale del processo nato dall’operazione Adelfi, con a latere i giudici Brigida Cavasino e Claudia Caputo.

Le importazioni di cocaina

Il luogotenente, Gianluca Spagnuolo, che ha firmato una delle principali informative alla base del processo, si è in particolare soffermato – nel corso del suo esame – sull’importazione dalla Bolivia di 1.200 chili di cocaina, con la sostanza stupefacente occultata in cilindri di plastica inseriti in 3.480 lattine di palmito caricate in dei container trasportati da una motonave partita il 26 gennaio 2011 dalla Bolivia e giunta, via Cile, nel porto di Livorno il 7 aprile 2011 dove il carico è stato sequestrato dagli investigatori (in tale caso i carabinieri del Ros).

Per tale importazione sono imputati:

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 Sono già stati invece giudicati per tale operazione di narcotraffico, nel processo nato dall’operazione “Meta 2010”,

Secondo l’accusa frutto dell’operazione Adelfi coordinata della Dda di Catanzaro, Biagio Milano e Giuseppe Galati avrebbero invece gestito i contatti con i tre Mancuso ed Accorinti funzionali al recupero delle somme di denaro inerenti al finanziamento dell’operazione di narcotraffico.

La seconda importazione di cocaina al centro dell’esame del teste Spagnuolo non si è invece perfezionata per via dell’omicidio di Vincenzo Barbieri il 12 marzo 2011 a San Calogero e fa riferimento ad un carico di 380 chili di cocaina, occultata in pannelli e pali in legno, che dovevano essere caricati in Colombia e Argentina su dei container da trasportare poi in Italia. Di tale tentativo di importazione rispondono i seguenti imputati:

Secondo l’accusa, a contrattare i 380 chili di cocaina in Argentina, concordando le spedizioni, sarebbe stato Francesco Grillo, mentre Alessandro Pugliese avrebbe spostato il proprio domicilio in Colombia provvedendo a contattare qui i fornitori sudamericani. A relazionarsi con Alessandro Pugliese, recandosi in Colombia, sarebbero stati Giuseppe Fortuna, Antonio Franzè, Antonio Della Rocca e lo stesso Francesco Grillo, con Franzè, Della Rocca e Pugliese che avrebbero provveduto – secondo l’accusa – a reperire una ditta che figurasse esportatrice del materiale legnoso a copertura dello stupefacente da spedire in Italia. Giampaolo, Nirta, Vitale, Scalia e Riitano avrebbero finanziato il narcotraffico rapportandosi con i vibonesi Biagio Milano (che avrebbe agito per conto di Vincenzo Barbieri) e Francesco Grillo. Biagio Milano, Antonio Franzè, Giuseppe Topia si sarebbero infine relazionati (tra il dicembre 2010 e il marzo 2011) con Giuseppe Pugliese e Vincenzo Pugliese per coordinare le operazioni di recupero e consegna delle somme di denaro destinate al finanziamento delle operazioni di narcotraffico dall’Argentina e dalla Colombia.

Gli imputati

Complessivamente sotto processo si trovano 70 imputati: 

Diverse le importazioni di cocaina dalla Colombia, dall’Ecuador, dalla Bolivia e dall’Argentina contestate agli imputati. Chili e chili di sostanza stupefacente fatta arrivare in Europa ed in Italia attraverso la “regia” di Francesco Ventrici e degli uomini legati a Vincenzo Barbieri e, successivamente, da parte di personaggi di primo piano dei clan Mancuso e Accorinti. Le contestazioni coprono un arco temporale che va dal 2008 al 2011 ma l’inchiesta è giunta all’avviso di conclusione indagini solo nell’ottobre 2020 dopo un’informativa del 2019 firmata dalla Guardia di finanza (Nucleo di polizia economica finanziaria) di Trieste e Vibo Valentia.

Impegnati nel collegio difensivo gli avvocati: Giovanni Vecchio, Demetrio Procopio, Antonio Porcelli, Stefania Rombolà, Giuseppe Di Renzo, Giuseppe Morelli, Michelangelo Miceli, Sergio Rotundo, Mariantonietta Iorfida, Francesco Muzzopappa, Elisa Solano, Guido Contestabile, Francesco Capria, Patrizio Cuppari, Giuseppe Bagnato, Nicola Brosio, Giuseppe Aloi, Francesco Calabrese, Francesco Spanò, Anselmo Torchia, Fausto Bruzzese, Vincenzo Papeo, Maria Pia Baldassarre, Dario Vannetiello, Adele Manno, Lino Roetta, Santino Foresta, Giovanni Summo, Lara Criaco, Antonio Talia, Domenico Rosso.