Con un punteggio di 64,71%, la città di Cosenza si classifica all’undicesimo posto tra i 104 capoluoghi di provincia italiani della classifica “Ecosistema Urbano”, la ricerca di Legambiente giunta alla ventiduesima edizione, realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità ambientale.

 

In fondo alla classifica troviamo Crotone (alla posizione 97) con il 30,93% del punteggio; Catanzaro (98) con il 29,40%; Reggio Calabria (99) con il 25,02% e Vibo Valentia (101) con il 23,46% del punteggio.

 


Gli indicatori. Anche quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili). In questa edizione sono due su diciotto gli indicatori selezionati per la classifica finale (incidenti stradali e consumi energetici domestici) che utilizzano dati pubblicati da Istat.

 

“La presenza di una città calabrese nelle primissime posizioni della classifica – dichiara Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria - non può che renderci orgogliosi, ma non pienamente soddisfatti guardando alle performance degli altri capoluoghi di provincia. C’è ancora molto da fare nelle aree urbane della nostra regione. Cosenza rappresenta una bella realtà per i traguardi raggiunti grazie a politiche ambientali che nella città di Telesio sono state portate avanti in modo chiaro e netto dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Occhiuto, iniziative che vanno incoraggiate e rafforzate”.

 


Il divario Nord-Sud. Dal dossier emerge un Paese fermo, dove è marcato il divario tra Nord e Sud. Quest’anno a guidare la classifica nazionale sono: Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano. Nel complesso i protagonisti delle performance migliori sono i piccoli capoluoghi tutti al di sotto degli 80mila abitanti e soltanto una grande città: Venezia. In testa c’è prevalentemente il nord del Paese. Le peggiori invece (le ultime cinque) sono tutte città del meridione, tre grandi e due piccole: la calabrese Vibo Valentia (101) e le siciliane Catania (100), Palermo (102), Agrigento (103) e Messina (104).

 

Città ingessate, statiche e pigre. Aree urbane che arrancano e faticano a rinnovarsi in chiave sostenibile e ad essere culle di una rigenerazione urbana capace di migliorare la qualità dei singoli e della comunità. I passi avanti fatti fino ad ora sono, infatti, troppo pochi: se da una parte nelle città italiane si registrano lievi eco-performance soprattutto sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e si assiste ad un lieve calo degli sforamenti nelle concentrazioni di NO2, di PM10 e di ozono grazie anche a condizioni metereologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti; dall’altra parte manca, invece, il coraggio e la voglia di puntare sulla mobilità nuova per uscire dalla morsa di traffico e smog e sugli eco-quartieri per rigenerare le periferie e rilanciare il patrimonio edilizio.

 

“Per sperare che le nostre città migliorino - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica. La trasformazione delle città è una grande sfida che intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto periurbano, dal sostegno alla mobilità nuova. Una scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città. Questa sì sarebbe un’ottima carta con cui l’Italia, patria dei liberi comuni, si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre”.



LA CLASSIFICA – A guidare la classifica di Ecosistema Urbano è Verbania, il capoluogo piemontese totalizza quasi l’83% dei punti assegnabili (sui 100 relativi a una ipotetica città ideale) collezionando buone performance negli indicatori più significativi del rapporto, a cominciare dai tre relativi all’inquinamento atmosferico che messi assieme pesano per il 23% del punteggio finale. Al secondo posto c’è Trento, seguito da Belluno e Bolzano, quest’ultimo è l’unica città con solo il 30% di spostamenti urbani effettuati con mezzi privati a motore, nessuno fa meglio. Al quinto e sesto posto si piazzano due città del centro Italia, la marchigiana Macerata e la sarda Oristano. Macerata arriva quinta grazie al panel abbastanza completo delle risposte inviate e al fatto che centra buoni risultati in tutti e tre gli indici legati all’inquinamento atmosferico, rimanendo di molto sotto le medie per le polveri sottili e il biossido di azoto e addirittura non facendo segnare superamenti delle medie nell’arco dell’anno per quel che riguarda l’ozono, indice nel quale è prima assieme a altre dodici città.