Il Governo Renzi non riesce a evitare il referendum sulle trivellazioni in mare. Almeno il quesito sulle estrazioni in mare ha motivo di svolgersi. Lo stabilisce l'ordinanza che la Cassazione ha adottato alla luce delle modifiche volute dal Governo e approvate dal Parlamento nella legge di stabilità prima della pausa natalizia.

 

La questione dunque è aperta nonostante tutti gli sforzi del governo per modificare la normativa in modo da evitare il referendum, appoggiato e promosso da dieci consigli regionali, tra cui anche la Calabria. Favorevoli sono anche numerosi partiti: M5s, Sel, Alternativa libera - Possibile, associazioni ambientaliste e cattoliche.


La suprema corte - che prima delle modifiche parlamentari aveva ammesso tutti i sei quesiti - ha però confermato il suo ok sulla richiesta di referendum sulle estrazioni in mare, bocciando tutte le altre.

 

Ma sugli altri quesiti bocciati il comitato 'No triv' non si dà per vinto. "La decisione della Cassazione sulle proroghe dei titoli già concessi e sulla questione del piano estrazioni ci lascia insoddisfatti", spiega Enzo Di Salvatore, costituzionalista del fronte contrario alle trivelle, all'Huffington Post. Su questi due temi "l'idea è di sollevare un conflitto di attribuzione - continua - per trascinare in giudizio il Parlamento perché le modifiche apportate al decreto Sblocca Italia (che decide sulle estrazioni, ndr.) attraverso la legge di stabilità restano elusive. E su questo si può pronunciare la Corte Costituzionale: se la Corte le annulla rivivono le norme sulle proroghe e sul piano e dunque si può andare a referendum anche su questo, visto che la Cassazione aveva già dato il suo ok a fine novembre".


Si attende ora la Corte Costituzionale, che la prossima settimana sarà chiamata a decidere.

 

LEGGI ANCHE: Trivellazioni, retromarcia di Renzi: vincono i governatori

Trivellazioni: entro gennaio la soluzione tecnica dal governo per evitare il referendum