Cani torturati e in condizioni precarie: l'impegno delle volontarie “sciolte”

VIDEO | Fuori controllo il fenomeno del randagismo a Torano Castello. Mancano risorse e strutture e qualcuno pensa di risolvere il problema a modo proprio: prendendo gli animali a bastonate. Thelma l'ultima vittima

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di Salvatore Bruno
5 novembre 2019
19:34

Thelma era mamma di sette cuccioli, l'hanno barbaramente uccisa a bastonate nella frazione Sartano, altre due hanno appena partorito nei pressi della stazione ferroviaria e si teme possano fare la stessa fine. La vicenda si verifica nel territorio del comune di Torano Castello, nel Cosentino, ma il fenomeno del randagismo è un problema comune a tutta la regione, anzi all’intero Mezzogiorno. E mentre la politica non riesce a governarlo, qualcuno pensa di risolverlo a modo suo, con l’ausilio di una spranga.

Mancanza di fondi e di strutture

Privi di un riparo vivono per strada, accuditi da un gruppo di volontarie. Fanno quello che possono, senza risorse e senza poter usufruire di una struttura. Non appartengono ad alcuna associazione, per questo sono conosciute come volontarie sciolte: «All’amministrazione comunale chiediamo di fronteggiare l’emergenza e trovare un ricovero per questi animali – dice Graziella, una delle volontarie - esposti alle intemperie ma anche al rischio di finire vittime della crudeltà degli uomini, come la cagnetta soppressa qualche giorno fa, o di essere investiti da un automobilista di passaggio. Serve un aiuto immediato, l’unico modo è quello di avviare le procedure di ingresso in un canile sanitario, per sottoporli alle procedure di legge, quindi vaccino, chip e sterilizzazione. Dopo questo passaggio siamo anche disposte, come abbiamo già fatto in passato, ad impegnarci per trovare loro una famiglia».


Cosa dice la legge

In Calabria vige una legislazione recente piuttosto chiara, racchiusa in un decreto licenziato nel marzo 2018 dall’allora commissario ad acta per il Piano di rientro in sanità, Massimo Scura. Le norme attribuiscono alle Asp le competenze sulla cattura dei cani. I sindaci in caso di necessità richiedono il servizio all’Azienda Sanitaria della provincia. Dopo le cure veterinarie del caso prestato nel canile sanitario di procede al trasferimento nel canile rifugio dove poi gli animali possono essere adottati. Ogni comune deve convenzionarsi con una di queste strutture, ma mantenere i cani ha un costo, 2,50 al giorno per singolo elemento, a carico delle amministrazioni del territorio dove i randagi vengono catturati. Molti sindaci non hanno le risorse necessarie. Nel caso di Torano, il canile convenzionato è ubicato a Mendicino: «Vi sono in quella struttura già 47 cani – afferma il primo cittadino di Torano, Lucio Franco Raimondo – Noi siamo in carica dal maggio 2019 ed abbiamo ereditato una convenzione scaduta e 50 mila euro di debiti arretrati. Inoltre non è stata mai fatta alcuna prevenzione, né sul piano sanitario né sul piano della vigilanza. Cerchiamo di impegnarci al massimo per fronteggiare il problema, ma serve tempo. Abbiamo intenzione di bandire una gara per stipulare una nuova convenzione, ma anche di avviare l’iter per la costruzione di una nostra struttura, di un canile da affidare poi pr la gestione ad un’associazione di volontari. Il nostro programma è chiaro: prevenzione, un regolamento che ancora non abbiamo, e costruzione di un canile rifugio dove poi attivare anche le procedure di adozione».

Le lacune della filiera

Il sindaco poi, solleva qualche dubbio sulla efficacia dell’accalappiacani dell’Asp: «L’unico contatto avuto da quando sono in carica – dice Raimondo – è stato quando siamo stati chiamati perché pretendevano che intervenissimo con nostro personale per catturare un cane sull’autostrada. Incombenza che non ci compete. Forse in questa fase l’Azienda Sanitaria ha qualche difficoltà nell’espletamento anche di questo servizio. Ricordo però che l’Azienda è obbligata in solido con il comune qualora un randagio dovesse causare qualche danno». Nel frattempo i cani proliferano, con tutti i rischi connessi, alla loro salute ma anche a quella di chi li avvicina: «Anche dal punto di vista igienico sanitario – dice Maria, un’altra volontaria – le condizioni di questi cani sono molto precarie. Potrebbero veicolare parassiti che attaccano anche l’uomo come la leishmania o le zecche. Per questo è importante fare rete con le istituzioni, per toglierli dalla strada e dare loro una collocazione più adeguata».

Giornalista
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