VIDEO | Dopo la certificazione della nocività dell'impianto regionale di Gioia Tauro il segretario regionale della Uiltrasporti auspica il ridimensionamento del ruolo della Città metropolitana nella cura della concessione ai privati
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Una confessione inedita, quella che il presidente Roberto Occhiuto ha reso nella conferenza stampa di sabato, con il merito di riaccendere i riflettori sul termovalorizzatore regionale dei rifiuti di Gioia Tauro. «L’orientamento – ha detto il governatore, calibrando bene tono e parole – è quello di fare in modo che l’impianto diventi meno inquinante e più performante», certificazione istituzionale che significa che l’allarme che le associazioni del territorio sollevano da tempo non è campato in aria.
«L’impianto – ammette Domenico Lombardo, segretario regionale della Uiltrasporti – funziona a metà e da tempo ha bisogno di manutenzione straordinaria, ma i dati di cui siamo in possesso da sempre attestano che i parametri delle emissioni sono nella norma».
Inquina sì, ma non tanto dunque, e l’impegno promesso da Occhiuto serve ora a dettagliare una serie di interventi su cui, fin qui, non è stata mai assicurata la trasparenza che serve. Basti pensare che sulla facciata del municipio di Gioia Tauro da anni non funziona il display con cui l’Arpacal si era impegnata a segnalare in tempo reale giorno per giorno i livelli di sostanze nocive in tempo, sprigionate dall’impianto attraverso i camini di uscita dei fumi, attraverso delle centraline di monitoraggio dell’aria.
«Ogni impianto inquina – chiarisce Alessandro Giardiello, tecnico della società concessionaria del sito di contrada Cicerna e per anni responsabile dell’impianto oggi gestito da Ecologia Oggi – ma la tecnologia della termovalorizzazione dei rifiuti rimane sicura, fermo restando che per Gioia Tauro si può ipotizzare un adeguamento tecnico soprattutto sulla parte del trattamenti dei fumi».
C’è qualcosa che dunque la Regione potrebbe fare immediatamente, anche perché sta per essere pubblicato il bando per la nuova gestione, visto che da tempo si è in regime di proroga. «Noi – conclude Lombardo – abbiamo notato che da quando è passata all’Ato della Città metropolitana la gestione dell’impianto, di cui la Regione è proprietaria, i problemi sono aumentati. Eppure, se le caldaie del termovalorizzatore potessero lavorare a regime, noi potremmo avere lo smaltimento dio 500 t. al giorno di rifiuti, risolvendo definitivamente l’emergenza regionale: ecco perché sarebbe auspicabile che la Regione tornasse in prima persona nella gestione e nella cura della concessione ai privati».