VIDEO | Nelle sue vasche seppellite 100.000 tonnellate di rifiuti. Dismessa nel 2010, dall’estate del 2019 è nel mirino della magistratura. Dovrà accogliere altri 600.000 metri cubi di immondizia. Il sindaco Mascaro: «Discariche zero? È possibile, ma solo seguendo il nostro esempio sulla differenziata»
Tutti gli articoli di Ambiente
PHOTO
«L’emergenza riguarda quattro province su cinque. L’Ato di Catanzaro, mi permetto di dire, si sta dimostrando un gioiello in questo contesto».
Così il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro. Assieme ai tecnici di Regione, Arpacal, Calabria Verde e carabinieri del Nucleo operativo ecologico ha preso parte, venerdì scorso, al sopralluogo alla vecchia discarica di località Stretto, uno degli snodi cruciali da cui passa la gestione della nuova crisi dei rifiuti che investe la regione. Nella sua ultima ordinanza, la governatrice Santelli ne ha disposto la riattivazione.
«Va riattivata», concorda Mascaro. Approccio pragmatico il suo, perché – spiega – è necessario assicurare la prosecuzione del servizio di smaltimento dei rifiuti fino al raggiungimento dell’obiettivo «discariche zero» in Calabria.
È un sito particolare questo. Si compone di due vasche. La prima, ferma dal remoto 2005, cela in sé ben 660.000 tonnellate di rifiuti. La seconda è ferma, in sostanza, dal 2010, e nel suo ventre nasconde 440.000 tonnellate di immondizia.
La discarica era stata già riaperta nell’agosto 2019, sotto il governo Oliverio, ma venne immediatamente in parte sequestrata dai carabinieri del Noe nel contesto di una inchiesta della Procura di Lamezia Terme. Prima dissequestrata, poi risequestrata lo scorso febbraio.
I sigilli sono apposti all’ingresso ancora oggi, proprio mentre la Regione punta alla costruzione di una terza vasca: l’obiettivo è abbancare qui fino a 400.000 metri cubi di rifiuti, altri 150.000 saranno destinati alla prima vasca e 55.000 alla seconda, che così aumenteranno considerevolmente le loro dimensioni.
I tempi? Ci vorranno mesi per ottemperare alle prescrizioni della giustizia e concludere gli interventi di ampliamento. Non è la soluzione, ma un palliativo emergenziale necessario: è questo, in sintesi, il pensiero del primo cittadino di Lamezia Terme, preparato alla possibilità – suo malgrado, «anche per una spinta solidaristica a noi non è mai mancata» - ad accogliere anche i rifiuti provenienti dalle altre province qualora gli altri impianti dovessero arrivare a saturazione. «Speriamo non accada – sottolinea – ma siamo preparati a questa evenienza».
Certo, restano molti interrogativi. Con l’approccio manifestato dalla presidente Santelli e dalla sua giunta in questo primo scorcio di legislatura potrà davvero risolversi una crisi dei rifiuti solo aggravato da lustri di spese abnormi e sprechi da parte dell’Ufficio del commissario delegato per l’emergenza ambientale?
L’obiettivo delle “discariche zero” è davvero possibile? «Sì», replica il primo cittadino di Lamezia, ma «solo se il modo di concepire il ciclo dei rifiuti cambierà». Il suo Comune – evidenzia – è passato in pochi mesi «dal 33% al 51% di raccolta differenziata» e non intende fermarsi. Un «importante passo in avanti» in una regione nella quale, però, l’obiettivo del 65% doveva essere raggiunto già nel 2012.
«Se ognuno farà la sua parte – chiosa – ce la possiamo fare».