«Il fronte di frana avanza. È avanzata di un altro paio di metri. La situazione è critica». Giuseppe Maruca, sindaco di San Calogero, non cela la sua preoccupazione. Lo smottamento dell’altra notte, che ha fatto sprofondare a valle parte dell’arteria di collegamento alla statale 18, della piazza e dell’area di una rivendita di materiali edili, spaventa ancora il centro adagiato tra il promontorio del Poro e la Piana di Gioia Tauro. «Finora abbiamo disposto due evacuazioni, continuiamo a monitorare la situazione consapevoli che, appena le autorità preposte ci daranno i necessari input a riguardo, potremmo disporre altre misure analoghe», aggiunge il primo cittadino.

L’auspicio iniziale, dunque, evapora alla luce dei rilievi effettuati dai geologi: la frana di località Lirda, già colpita da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico nel 2018, non si è assestata e quella parte del paese che si affaccia verso la statale continua a scivolare. Le desolanti immagini che mostrano una valle che ha inghiottito migliaia di metri cubi di asfalto, masserie, condotte spezzatesi, vegetazione e inerti, restano sullo sfondo di un via vai continuo. Serve mettere in sicurezza la zona prima di procedere alla conta effettiva di un danno milionario che avrà effetti a lungo termine sulla vivibilità oltre che sulla sicurezza di San Calogero. Tecnici comunali, provinciali, regionali, della Protezione civile lavorano alacremente. Ma sono a lavoro anche la Prefettura e la Procura di Vibo Valentia, che attende l’esito dei primi accertamenti al fine di chiarire eventuali concause del disastro: solo un evento ineluttabile, alla luce della fragilità orografica del territorio, o qualcosa, imputabile all’azione o all’omissione dell’uomo, nel corso di questi anni, ha aggravato il rischio idrogeologico fino al suo consumarsi della frana?

Due le tappe che hanno anticipato lo «smottamento di dimensioni apocalittiche» dell’altra notte. La prima il 27 ottobre del 2018, quando le incessanti piogge segnarono profondamente il territorio di località Lirda-Sbarrera. L’altro nel maggio del 2020, quando il costone che guarda alla valle registrò i primi cedimenti causando l’interruzione del transito lungo la Strada provinciale 53.  Sorvegliato speciale, da ben quattro anni, il fosso Scalone. Dopo una lunga attesa, malgrado i reiterati appelli del Comune e degli agricoltori della zona – per reperire i fondi necessari alla sua messa in sicurezza, gli interventi furono appaltati nel dicembre del 2020. Consegna prevista per il 17 luglio 2021, ultimazione l’8 gennaio 2022, le opere sarebbero state in fase conclusiva: 375.000 euro oggi forse inutilmente sprecati visti gli effetti della frana che ha vanificato quanto sin qui fatto.

I lavori furono affidati alla Sgromo Costruzioni Srl, che – come si ricorderà – fu coinvolta nell’inchiesta della Procura di Catanzaro per gli interventi con «prodotti scadenti», questa l’accusa da dimostrare eventualmente nel processo, al ponte Morandi del capoluogo di regione. I lavori al torrente Scalone, per il quale inizialmente vennero stanziati 650.000 dalla Regione, furono affidati con un ribasso del 20,818% e a suo tempo l’impresa era in possesso di tutta la documentazione prevista per legge.