VIDEO | La società Vina gestisce anche l'acquedotto che fornisce Melicuccà e una parte di Seminara. Non viene contestato l’obbligo di passare tutto ad Arrical ma le modalità della transizione al gestore unico
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C’è anche un Consorzio intercomunale tra i soggetti pubblici che stanno facendo ricorso al Tar contro le modalità indicate da Arrical per l’avvento del gestore unico delle risorse idriche. Si tratta della società che gestisce l’acquedotto Vina, messa in opera il 31 marzo 1914 per garantire l’approvvigionamento idrico per i comuni di Palmi, Melicuccà e per la frazione di Sant’Anna di Seminara.
«Secondo quanto disposto dal decreto del commissario straordinario Arrical del 09/02/2023 – dichiara il presidente Enrico Paratore - il subentro di Sorical nella gestione operativa del servizio idrico è stato fissato per il mese di luglio 2025. È stato previsto, inoltre, che debba provvedere alla fatturazione e riscossione in proprio, a far tempo dal mese di ottobre 2023, incassando le relative somme, pur rimanendo in capo ai Comuni ed agli enti gestori l’obbligo di continuare ad assicurare l’efficienza del servizio idrico, assumendone per intero le responsabilità ed i relativi costi e di farsi carico delle passività pregresse».
Comincia da questa premessa l’avvocato palmese, che non discute la scelta – obbligata – di aderire al soggetto unico in base alla normativa nazionale che risale al 2006, ma attacca sulla parte tecnica che predomina in questa fase transitoria. «Nessuna norma è stata, inoltre, prevista in relazione alla sorte del personale del Consorzio – spiega Paratore - Il sistema, così come regolamentato, che prevede il trasferimento frazionato delle competenze (prima la “cassa” e poi, dopo anni, la gestione effettiva), addossando al Consorzio i costi che non saranno più coperti dalla tariffa ma dai trasferimenti, eventuali, riconosciuti da Sorical, al netto delle proprie spettanze, presenta diversi aspetti critici e non risulta coerente con le disposizioni contenute nel d.lgs. 152/2006, che costituiscono, in quanto materia di legislazione concorrente, principii fondamentali non derogabili».
Secondo i ricorrenti, il nuovo gestore, al netto delle proprie spettanze, si traduce in una menomazione dell’autonomia finanziaria che, di fatto, impone al Consorzio e per esso ai tre Comuni consorziati di coprire i costi del servizio idrico integrato con risorse proprie. «Il nostro obiettivo primario – conclude Paratore - è tutelare l’occupazione dei dipendenti del Consorzio e di essere posti nelle condizioni per potere continuare ad erogare il servizio sino a quando dovrà subentrare il gestore unico, evitando pregiudizi alla cittadinanza ed ai tre Comuni consorziati, per quanto attiene la gestione finanziaria e la copertura dei costi. L’attuale normativa, invece, mette a rischio l’equilibrio di bilancio e l’autonomia finanziaria dell’Ente e ne preclude la possibilità di programmare e portare avanti le attività, per il periodo transitorio».