Nel decreto Aree idonee è prevista la realizzazione di nuovi impianti per 80 Gw entro i prossimi 7 anni, ma siamo ancora al 23%. Legambiente: «La transizione energetica rallentata da ostruzionismo e burocrazia»
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L'Italia è indietro nella realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e nel centrare l'obiettivo 2030 pari a nuovi 80 Gw. Negli ultimi quattro anni è stato raggiunto appena il 23,2% delle installazioni previste, mancano ancora all'appello 61,4 Gw da realizzare nei prossimi 6 anni. Tra le regioni bene il Trentino Alto Adige, in fondo alla classifica Molise, Sardegna e Calabria. A fare il punto è il report di Legambiente "Regioni e aree idonee. Le fonti rinnovabili nelle Regioni italiane, la sfida verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 attraverso le aree idonee" presentato oggi a Roma nella prima giornata della XVII edizione del Forum Qualenergia realizzato dall'associazione ambientista, Kyoto Club e l'Editoriale La Nuova Ecologia.
Quanto alle pagelle di Legambiente sulle regioni al momento al lavoro sulle aree idonee, bocciata la Sardegna, promossa la Lombardia, rimandata la Puglia, non classificate Piemonte e Calabria. L'associazione ambientalista presenta anche un pacchetto di dodici proposte per la valutazione delle aree idonee: dalla definizione regionale che non sia esclusivamente relegata alle aree marginali o degradate all'eolico in mare per cui si chiede di non identificare le aree idonee ad una distanza eccessiva dalla costa, all'agrivoltaico dove devono essere considerati idonei tutti i campi agricoli produttivi. «In Italia la rivoluzione energetica del Paese procede ma troppo lentamente - evidenzia Legambiente - A pesare sono norme insensate, burocrazia e ostruzionismo delle regioni e del Ministero della Cultura nella realizzazione degli impianti che aiutano a contrastare la crisi climatica. Il paesaggio cambia e gli impianti vanno fatti subito e bene confrontandosi con comunità e territori».
Nonostante l'Italia con 17.880 Mw realizzati dal 2021 abbia ad oggi superato l'obiettivo di 16.109 Mw indicato dal decreto Aree Idonee al 2024, l'andamento delle installazioni è ancora troppo basso, rileva Legambiente. Mancano all'appello 61,4 Gw da realizzare nei prossimi 6 anni, pari a 10,2 Gw l'anno e serve accelerare: nel 2023 sono stati installati circa 6 Gw di nuovi impianti mentre nel 2024 saranno tra i 7 e gli 8 Gw. Dal 2025 in avanti rischiano di incidere negativamente il decreto agricoltura, quello ambiente e il Dm sulle aree idonee. Tornando ai dati regionali, il Trentino-Alto Adige è in testa alla classifica con il 60,8% dell'obiettivo raggiunto. Le altre regioni si mantengono al di sotto del 35% con Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Valle D'Aosta e Piemonte tra il 34,4% e il 30,6%; nelle ultime posizioni ci sono Molise con il 7,6%, Sardegna con il 13,9% e la Calabria con il 14%.
A rallentare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili in Italia ci sono «ostruzionismo e burocrazia, e il nuovo decreto sulle aree idonee di luglio con cui il Governo delega totalmente le Regioni ad approvare le linee guida su dove realizzare gli impianti. Il Paese rischia di arenarsi come sta dimostrando il caso Sardegna. Qui la giunta ha varato un disegno di legge che vieta l'installazione di impianti rinnovabili su almeno il 99% del territorio».
Anche il repowering degli impianti eolici, cioè la sostituzione di molti impianti piccoli con meno impianti ma più potenti e quindi di maggiori dimensioni, è stato sostanzialmente vietato. Un precedente che rischia di essere preso come modello da altre regioni. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, spiega che «con questo report vogliamo ricordare a Governo e Regioni che per raggiungere gli obiettivi al 2030 previsti dal decreto aree idonee, ma anche per contrastare la crisi climatica e ridurre la pesante bolletta energetica, il nostro Paese deve accelerare il passo con leggi che facilitino la diffusione di impianti a fonti pulite, invece che penalizzarli o escluderli come sta facendo la Sardegna». Poi, «è fondamentale anche il confronto con le comunità e i territori».
Secondo il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvetrini, in Italia «le potenzialità delle rinnovabili sono notevoli purché vengano rimossi gli ostacoli politici che si frappongono al raggiungimento degli obiettivi al 2030».