Si aggiunge un altro tassello all’opera di recupero e valorizzazione del torrente Ruffa, corso d’acqua alle pendici dell’altopiano del Poro e ricadente nei territori di Ricadi, Drapia e Spilinga: il circolo ricadese di Legambiente ha infatti rimesso in libertà due esemplari di poiana, recuperati feriti nei giorni scorsi e curati dal Cras di Messina.

 

La cerimonia si è svolta alla presenza della presidente regionale di Legambiente, Anna Parretta, del presidente del circolo di Ricadi, Franco Saragò, della direttrice regionale di Legambiente, Caterina Cristoforo, della presidente del circolo di Vibo Valentia, Antonella Cupo, del responsabile nazionale Fauna Legambiente, Antonino Morabito, dei rappresentanti dei carabinieri forestali di Spilinga e di numerosi volontari giunti sul posto per ammirare la riconquista della libertà dei due rapaci.

 

«La fiumara Ruffa – ha spiegato il presidente Saragò - è uno scrigno di biodiversità che va salvaguardato e protetto il più possibile. Abbiamo avuto un piccolo contributo dalla Regione che ci ha permesso di ripulire il letto del fiume dai rifiuti ingombranti: abbiamo trovato addirittura delle auto. Il nostro impegno è rivolto anche al ripopolamento faunistico della zona: oggi liberiamo due poiane, l’altro giorno abbiamo riconsegnato alla natura due allocchi e un barbagianni. In futuro – ha concluso – vorremmo fare educazione ambientale coinvolgendo le scuole grazie a un documentario che stiamo girando su questa nostra iniziativa».

 

Soddisfatta dell’opera dei volontari anche la presidente regionale di Legambiente, Anna Parretta: «L'azione dei nostri circoli è importantissima, per questo ringraziamo il circolo di Ricadi e tutti i volontari per la pulizia e la salvaguardia di questo luogo. L'abbandono dei rifiuti è un problema enorme che riguarda tutto il territorio ed è una grandissima battaglia di civiltà per cui ci stiamo impegnando quotidianamente».

 

Antonino Morabito ha invece percorso l’iter che ha portato alla liberazione dei due rapaci: «Entrambi avevano delle ferite alle ali, quindi una situazione critica perché per l'avifauna un’ala che non funziona bene costringe i volatili alla cattività forzata a vita. Per fortuna in entrambi i casi sono state recuperate e poi liberate dalle stesse persone che le hanno trovate ferite qualche giorno fa. L’immissione in natura avviene anche in maniera tale da permettere ai rapaci di avere davanti a sé il tempo per ambientarsi, riposarsi, ritrovare un proprio territorio, perché ognuno di questi animali ha bisogno di conoscere il territorio per trovare da mangiare, rifugiarsi e poi, quando sarà il periodo, per potersi riprodurre».