Sfrattati dalla spiaggia, i pescatori di Schiavonea ora finiscono in tribunale

VIDEO | Dopo aver attraccato per secoli sulle storiche coste ausoniche, devono fare i conti con la carta bollata per rivendicare i loro diritti. La loro vicenda si perde nelle contorte trame della burocrazia 

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di Marco  Lefosse
15 luglio 2019
17:07
Schiavonea
Schiavonea

Prima sono stati sfrattati dalla loro spiaggia e oggi si ritrovano a dover comparire davanti ad un giudice per difendere i loro diritti e con l’accusa di occupazione abusiva di suolo demaniale. Sono i piccoli pescatori costieri di Schiavonea, un pezzo di storia della marineria ionica e coloro i quali mantengono ancora alta la bandiera della tradizione. La loro storia si perde nelle mille e contorte trame della burocrazia italiana. Una storia così attorcigliata da fare un baffo persino alla più ingrovigliata delle sciabiche che i piccoli e inconsapevoli eroi delle nostre coste usano quasi quotidianamente per portare il pescato a km0 sulle tavole calabresi.

Sfrattati da un luogo natìo

Bene, dopo secoli, se non addirittura millenni di permanenza su quel tratto di spiaggia, di fronte al centro storico dell’antico borgo marinaio di Schiavonea, hanno dovuto prendere barche e remi e andarsene. Perché li per loro non c’era più posto. E questo per un “difetto di comunicazione” sorto all’indomani dell’approvazione del Piano spiaggia, che pur prevedendo la destinazione del settore 3 ad uso dei pescatori costieri ad oggi li vede inspiegabilmente fuori dal “loro” territorio. O meglio, sfrattati, da loro luogo natio e con una citazione in giudizio per occupazione abusiva di suolo demaniale.


I pescatori sono comparsi lo scorso 11 luglio davanti al giudice del Tribunale di Castrovillari anche se la discussione è stata rinviata a dicembre prossimo. Passeranno altri mesi ancora, insomma, per venire a capo di una vicenda che – se fosse stata affrontata bene nelle premesse - probabilmente non avrebbe avuto ragione d’esistere.

Cosa prevede il Piano spiaggia

Il Piano spiaggia comunale assegna un settore (il numero 3 appunto) proprio alle esigenze dei piccoli pescatori costieri, per il rimessaggio e l’ormeggio, per la sistemazione delle reti e per la vendita al dettaglio del pescato. «Vogliamo questo – dice Salvatore Martiolotti, presidente della cooperativa che raccoglie buon parte dei pescatori costieri – e crediamo che non doveva essere scomodato un giudice per assegnarci quello che è un nostro diritto».

L’appello al sindaco Stasi

Da qui l’appello al nuovo sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, affinché si occupi presto della vicenda. «Sappiamo – aggiunge Martilotti – che le questioni che attanagliano il nuovo comune unico sono tante e certamente anche più gravose di questo, ma i problemi della piccola marineria, quella dei vecchi pescatori, quella della tradizione, sono un pezzo importante della nostra Città che non può essere messo in secondo piano. Perché è da qui che si può creare economia ed è da qui, dalle storie di questi pescatori, che si può creare nuovo turismo».

 

Giornalista
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