Per l’ex presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, il piano rifiuti così come modificato dal Consiglio regionale in marzo proprio non va. Anzi. Rischia, parole sue, di trasformare la Calabria in un’enorme discarica e lasciare spazi di manovra per bypassare i vincoli imposti nel Piano di Bonifica approvato nella Conferenza dei Servizi nel 2019.

Oliverio ha convocato allora i giornalisti a Crotone per “suggerire” a maggioranza e opposizione un rimedio a tutto questo. Si tratta di un usato sicuro, visto che lo stratagemma fu utilizzato da lui stesso. All’epoca fu approvata una legge, la n°8 del 2016, che in sostanza congelava tutte le autorizzazioni  nelle more che il Nuovo Piano venisse approvato. Fu così che all'epoca si bloccò il raddoppio del termovalorizzatore e la discarica di Giammiglione, poi definitivamente stoppate con l'approvazione del Piano 2016.

La proposta quindi è «approvare subito una legge che congeli le richieste di autorizzazioni sollecitate dal nuovo Piano regionale dei rifiuti e intimare all'Eni di procedere con l'attuazione del Piano operativo di bonifica (Pob) fase 2 sul Sin di Crotone. Si prenda 3/4 mesi di tempo Occhiuto - dice Oliverio - per cambiare l'impostazione del Piano da lui proposto che fa della Calabria la discarica di veleni provenienti dall'italia e dall'estero. Non saranno certo due emendamenti tampone a correggere un Piano che ha come impostazione di base l'aumento progressivo del rifiuto indifferenziato e l'apertura di discariche in contrapposizione al Piano del 2016 che andava verso la differenziata a spinta e gli eco distretti per il riciclo».

Secondo l'ex presidente della Giunta Regionale, il nuovo Piano regionale dei rifiuti «è stato cucito su misura per le esigenze di Eni e della Bonifica di Crotone». La cartina di tornasole per Oliverio è il fatto che Eni ha avanzato al Mase la richiesta di variante al Pob fase due il 15 marzo scorso, cioè appena tre giorni dopo l'approvazione del Piano rifiuti, «motivandola proprio con l'entrata in vigore della nuova normativa regionale in materia di rifiuti». «Questo è stato reso possibile – ha quindi rivelato Oliverio – dal capitolo 32.2 lettera “n” del nuovo Piano rifiuti che consente la realizzazione di discariche di scopo sui Sin (siti di interesse nazionale di bonifica)». Altra circostanza su cui Oliverio punta l’indice è che il nuovo piano, composto da 3000 pagine, sia stato approvato «dopo nemmeno un'ora di discussione in commissione ambiente» e poi approvato dal Consiglio Regionale. 

«La Regione Calabria - ha incalzato -, approvando questo piano rifiuti, ha compiuto una gravissima assunzione di responsabilità»,  perché apre alla possibilità di dare l'ok a una discarica di scopo a disposizione di Eni sul territorio. «E nemmeno il recente provvedimento approvato in giunta regionale – aggiunge -, quello cioè relativo al fattore di pressione areale, risolve un bel niente. Intanto non è retroattivo e quindi Giammiglione, discariche di scopo e tutto ciò che verrà autorizzato prima della sua approvazione in Consiglio regionale andrà avanti» sulla partita in atto per la bonifica poi «autorizza di fatto le discariche nei Sin e, inoltre, dà il via libera al raddoppio dei termovalorizzatori definiti obsoleti dalla Comunità europea », inoltre «non fa più distinzione tra rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali pericolosi».

Tutto questo, quindi, apre le porte a soluzioni opposte alla previsione di portare i rifiuti fuori dalla Calabria così come sancito dalla Conferenza dei Servizi 2019. Cosa stia succedendo in quella nuovamente avviata dal Mase non si sa con esattezza. L'ex presidente si è detto in attesa di leggere i verbali della Conferenza decisoria del 26 giugno scorso per comprendere meglio le dinamiche, al di là delle indiscrezioni giornalistiche trapelate nelle immediatezze. «Dal 2019 a oggi (anno in cui fu approvato il Pob fase 2, ndr) – ha commentato Oliverio – non credo che le risultanze scientifiche in materia siano cambiate».

Oliverio ha infine sottolineato come la questione della bonifica sia tornata d’attualità, dopo anni di silenzio, «grazie all'attività del Comitato "Fuori i veleni. Crotone vuole vivere" che è riuscito a mettere in discussione ciò che qualcuno forse dava per scontato. Purtroppo, l'intervento civico è andato in soccorso di quella scarsa rappresentatività istituzionale che caratterizza questo territorio». L’ex presidente ha rivolto ancora un appello al sindaco Vicenzo Voce, in questo senso, a «costruire un fronte unitario sulla bonifica», aggiungendo che «senza i “se” e i “ma”, molto probabilmente, questi tentativi sarebbero emersi prima».