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In queste settimane le segnalazioni sul mare sporco non si contano. Cittadini indignati hanno fotografato chiazze di sporcizia ad Amantea, nel reggino, in Provincia di Vibo Valentia (sopratutto a Ricadi e Nicotera), a Lamezia Terme (dove è intervenuto anche il sindaco). Ora la situazione disastrosa viene certificata anche da Legambiente, che ha effettuato le analisi delle acque.
Sono stati 25 i campionamenti effettuati da Legambiente, e in ben 17 occasioni i campioni utilizzati presentano cariche batteriche superiori a quelle stabilite dalla legge. Dal rapporto emerge anche che solo la metà degli scarichi prodotti viene trattata come si dovrebbe. Una situazione disastrosa su cui, secondo Legambiente, Oliverio e il suo governo regionale dovrebbero intervenire, per imporre quella svolta promessa.
«Per 15 di questi punti, principalmente alle foci di fiumi, torrenti e scarichi - è detto in un comunicato - il giudizio è di "fortemente inquinato". Una situazione che evidenzia un deficit depurativo che non risparmia nessuna provincia calabrese, sicuramente già noto e denunciato da tempo e che rischia di compromettere la stessa economia turistica. I fondi ci sono, ma mancano i progetti per ammodernare impianti e completare le reti fognarie. Legambiente chiede quindi al presidente Oliviero che agli impegni assunti a parole seguano i fatti e si arrivi finalmente a voltare pagina».
«I deficit depurativi - è stato spiegato nel corso della conferenza stampa - sono confermati anche dai risultati del dossier "La depurazione in Calabria: un contributo per affrontare il problema dello smaltimento dei fanghi". Dal documento emerge - riporta ancora la nota - come la Calabria abbia una potenzialità di depurazione pari all’81% degli abitanti equivalenti totali, ma analizzando la reale capacità di trattare adeguatamente gli scarichi, il dato si abbassa notevolmente. Infatti, secondo l’Istat (dati al 2012) ad essere trattati in maniera adeguata è il 51,5% del totale del carico generato. Criticità evidenziate anche nell’ultima procedura d’infrazione aperta dall’Ue nei confronti dell’Italia che comprende anche 130 agglomerati calabresi».