Puntuale come ogni anno, con l’arrivo della primavera, arriva il primo check per le acque del mare calabrese che, nella maggior parte dei casi, chiama in causa la mala depurazione degli impianti che sversano sugli oltre 800 chilometri di costa. Una battaglia che va avanti da anni ormai e che nell’ultimo biennio ha visto muoversi qualcosa.

Già a febbraio si è riunito il tavolo interistituzionale voluto dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per fare il punto della situazione sui dati ambientali afferenti al 2022 e tracciare una comune strategia operativa in previsione della prossima apertura della stagione balneare.

I dati

La qualità delle acque del mare di Calabria migliora. Nell’ultimo biennio non in maniera eclatante, ma il trend è positivo. «La scorsa estate abbiamo avuto un miglioramento del 40%, ma non basta» ha detto il presidente Occhiuto annunciando di voler continuare con la “tolleranza zero” sulla depurazione, proseguendo nel lavoro di pulizia dei fiumi, depuratori e pompe di sollevamento.

Il campionamento delle acque marine effettuato dall’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria ha invece riguardato il 93,8% della costa, mentre la restante percentuale non è stata campionata per la presenza di porti, di costa inaccessibile, o comunque di aree interdette alla balneazione per motivi diversi dall’inquinamento. Nel complesso - e in raffronto ai dati del 2021 - le acque di balneazione nel 2022 sono state ritenute “eccellenti” per l’88,47%; “buone” per il 6,81%, “sufficienti” per il 2,31%, mentre restano “scarse” il 2,41% delle acque esaminate. Fatta salva la costa del catanzarese, che si estende per circa 102 km, con acque che sono classificate come “eccellenti” al 100% da parte di Arpacal, lievi miglioramenti si sono registrati tra i dati del 2021 e quelli del 2022, sulle coste del vibonese (87,82%) e del cosentino (81,14). Sostanzialmente stabili invece le condizioni delle acque balneabili nel reggino (84,44%) e nel crotonese (99,09).

Dai campionatori agli autospurgo

Il commissario straordinario Arpacal, Emilio Errigo, proprio nel corso del tavolo interistituzionale di febbraio, aveva manifestato la volontà di procedere al progressivo controllo degli impianti di trattamento e depurazione delle acque reflue urbane e industriali dei Comuni costieri e di quelli situati in territori montani, avvalendosi della preziosa cooperazione del Corpo delle Capitanerie di Porto e in concorso alle forze di polizia che operano a tutela e salvaguardia dell'ambiente.

Un punto di partenza è stato il potenziamento dei campionatori automatici installati su un centinaio di impianti di depurazione. Cosa che consentirà prelievi e controlli anche da remoto permettendo lo scambio di dati tra i soggetti - Regione, Arpacal, Capitanerie di porto - preposti alla sorveglianza. Particolarmente soddisfatto anche il commissario Errigo, secondo cui « la scienza tecnologica evoluta e la digitalizzazione sono dei moltiplicatori di forza e, come tali, supportano l'intelligenza umana e la integrano, lì dove i pericoli di un evento dannoso, si ritiene che possa compromettere irrimediabilmente l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, terrestri, marittimi e fluviali». Ma ad Occhiuto non basta. Perché il presidente metterà a frutto il dettato di un emendamento approvato recentemente in parlamento che consentirà alle Regioni di regolamentare l'attività degli autospurgo, dotandoli di Gps per sapere in ogni istante dove vanno e per controllare che l'attività di smaltimento dei fanghi sia fatta in maniera lecita.

Rimangono le infrazioni

Problema risolto? Certamente un grande passo in avanti, ma non certo risolutivo. Lo stesso Occhiuto ha ammesso che ancora, in alcuni tratti, il mare resta inquinato. «Lo sappiamo perché – ha detto in un video messaggio - ci sono interi agglomerati urbani che non sono collettati. Non ci si è occupati di depurazione per decenni e i depuratori non funzionano bene». Concetto ribadito anche da Ernesto Alecci che ha ricordato come «ancora oggi diversi Comuni scaricano a cielo aperto o sono “sotto infrazione”, e aspettano le risorse per poter adeguare i loro depuratori». Finanziamenti che stanno giungendo molto a rilento. Sul sito del Commissario straordinario unico per la depurazione, sono ancora 155 le procedure considerate aperte - 87 per procedura d’infrazione 2014/2181; 31 per la 2017/2181 in fase istruttoria; 12 condannati al pagamento di una sanzione pecuniaria C 251/17; e 25 con condanna per l’infrazione 2014/2059 – ma è pur vero che alcune opere sono andate avanti.

Errigo garantisce sulle acque calabresi

«Sento di poter affermare che, nel corso della stagione estiva, i cittadini calabresi e i turisti che questa estate frequenteranno le spiagge della nostra Calabria, potranno godere di acque marina pulita, sicuramente più controllate e monitorate rispetto agli anni passati». Quella del Commissario Arpacal Emilio Errigo ai taccuini di LaC News 24 è una «assicurazione ai bagnanti» che viene dalla consapevolezza del lavoro e dalle competenze messe in campo dall’Agenzia.

«Posso assicurare che i controlli e le verifiche di funzionamento hanno riguardato e riguarderanno la maggior parte degli impianti di trattamento e depurazione delle acque reflue urbane e da attività produttive. Alcune aree continueranno a essere monitorate preventivamente, perché esistono zone di alcuni Comuni (non solo costieri) che ancora non risultano collettati alla rete fognaria; basta vedere i tanti mezzi di trasporto dei rifiuti liquidi urbani, che girano in lungo e in largo per prelevare i reflui di fosse biologiche e vasche di raccolta dei reflui prelevate dalle abitazione private».

Un’altra iniziativa, rivela Errigo, riguarderà l'impiego di squadre di tecnici Arpacal che utilizzando droni di ultima generazione, monitoreranno con sorvoli a sorpresa le zone potenzialmente a rischio di sversamenti abusivi intorno alle reti fognarie, torrenti, fiumi e fiumare. «Inquinare il mare è abbastanza facile – dice Errigo -, basta scaricare sostanze oleose dentro pozzetti e lavabi situati dentro la propria abitazione. Bisognerà far comprendere il più possibile che tali azioni arrecano danni agli ecosistemi, alla flora acquatica e alla biodiversità marina».

«Tutti a difesa del mare»

L’azione di Arpacal d’altra parte «ha coinvolto proprio tutti», dai sindaci dei 404 Comuni al Corpo delle Capitanerie di Porto, dalle Forze di Polizia ai Vigili Urbani, le Associazioni Ambientaliste, Prefetti e Questori. «Tutti per il mare e a difesa del mare» dice convinto il commissario. «Il mare è una grande risorsa della natura e dovremmo rispettarlo e proteggerlo, perché è un bene che appartiene a tutti; occorre amarlo così come si fa con le persone care e i bambini piccoli. Diversamente, potremmo schierare le Forza armate e la Marina da guerra lungo tutto il confine marittimo e costiero, ma chi è criminale ambientale continuerà a distruggere l'ambiente della Calabria, come se si trattasse un qualcosa che sente di non appartenergli, un bene di altri ed estraneo».

I mezzi messi in campo, come detto anche tecnologici, da Arpacal sono fondamentali: «I nuovi sistemi tecnologici innovativi, come le reti neuroniche digitali, consentono di prevedere, prevenire e analizzare gli scenari presenti e futuri, con ampi margini di tempo disponibili a favore del processo decisionale finale», ancora Errigo, che afferma come nella protezione, valorizzazione e preservazione dei valori costituzionali paesaggistici e ambientali, nella difesa della biodiversità e degli ecosistemi, nel garantire la salute delle generazioni future e della libera iniziativa privata, la libertà di fare e agire, «Arpacal ci sarà sempre. Ai detrattori, denigratori e agli scettici, dico di venire in Calabria per rendersi conto personalmente che parliamo di ambienti ancora incontaminati tra i più salubri e vivibili al mondo».