Dopo l’approvazione della legge regionale che crea una società unica per la gestione del sistema idrico e dei rifiuti, prende forma la versione giuridica dell’opposizione che gli enti territoriali stanno intentando. La Città metropolitana chiede al governo di impugnare la norma, sul presupposto che il super ente reggino – frutto di una legislazione nazionale – non possa ammettere di vedersi surclassato dall’azienda multiutility figlia, invece, della potestà legislativa regionale.

Carmelo Versace, sindaco facente dell’ex Provincia – a capo di una maggioranza espressione del centro sinistra – si è rivolto direttamente al presidente Draghi e alla ministra Gelmini, quest’ultima responsabile dei Rapporti con le Regioni e compagna di partito del governatore Occhiuto.

Intanto, proseguono pure le schermaglie politiche e istituzionali intorno all’impiantistica del sistema dei rifiuti, dopo le critiche che il massimo rappresentante della cittadella ha rivolto agli Ambiti ottimali provinciali e si conferma la Piana reggina il terreno di scontro.

Il presidente Occhiuto, al quale va riconosciuto il merito di aver opportunamente raddrizzato la comunicazione intorno al termovalorizzatore – prima aveva detto che bisognava renderlo «meno inquinante», poi ha rettificato dicendo «non inquinante» - deve ora parare i colpi di altri attacchi che la Città metropolitana rivolge non a lui ma all’ente che rappresenta. «Abbiamo dovuto fare noi il bando per gli impianti di Gioia Tauro e Siderno – ha detto il delegato metropolitano Salvatore Fuda – e abbiamo impiegato un anno visto che la Regione non l’aveva fatto e abbiamo dovuto trasmetterglielo perché la materie delle tariffe è competenza della Cittadella».

Insomma, non si tiene i colpi ricevuti Palazzo Alvaro, accusato di inoperosità da Occhiuto - insieme ad altre amministrazioni provinciali, con l’esclusione di quella di Catanzaro – mentre, nella recente assemblea di Gioia Tauro, convocata per decidere le forme di protesta contro l’impianto cittadino, Fuda aveva rivelato alcuni particolari inediti sul rapporto a tre con la società Ecologia Oggi che gestisce l’impianto. «Il privato ha scandito - chiede all’ente il pagamento per 365 giorni di attività mentre noi scopriamo che il forno è rimasto fermo ben 240 giorni e quindi diciamo che siamo disponibili a pagare solo per quel periodo, mentre prima andava alla Regione e chiedeva 100 e 100 pagavano, probabilmente perché danno fastidio i nostri controlli che hanno aperto un contenzioso milionario».