Lo jonio cosentino è un mare moderatamente sano, ma paga lo scotto degli impianti di depurazione sottodimensionati, dei pozzi neri, della presenza di torrenti e fiumare. Interi centri storici scaricano abusivamente. E molti comuni sono sottoposti alla procedura d’infrazione da parte della comunità europea. Il litorale costiero, in 75 chilometri da Rocca Imperiale a Mandatoricchio, presenta delle eccellenze ma anche delle criticità. Assegnate tre bandiere blu. Promosse Roseto, Trebisacce e Villapiana, sulla base di criteri complessivi che tengono conto anche di aspetti differenti dal solo mare ritenuto pulito. Gli sbalzi della popolazione estiva determinano una congestione degli impianti di depurazione.

Uno degli esempi calzanti è la comunità di Mandatoriccio che nella sola zona costiera passa da 500 a 30mila abitanti. Un’implosione interna che provoca non pochi problemi al buon funzionamento del depuratore comunale concepito per 20mila abitanti. Il sindaco Dario Cornicello sta lavorando per un nuovo impianto nella parte alta del centro urbano ma i problemi di burocrazia determinano lentezze.

Contaminazione batterica e microalghe

Le foci di fiumi e dei torrenti, gli scarichi e piccoli canali lungo la costa rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica. I problemi prevalenti sono attribuibili agli scarichi illegali nei corsi d’acqua che poi scaricano a mare. Spesso si confonde l’inquinamento biologico (enterococchi, escherichia coli), che è quello più preoccupante, con le scie schiumose che invece sono attribuibili ad effetti naturali prodotti dalle alghe marine e alle temperature dell’acqua.

«Si tratta di fenomeni naturali prodotti da microalghe molto presenti nel nostro mare, precisa la biologa marina Felicetta Mazzei, che a causa del surriscaldamento delle masse d’aqua in superficie accelerano il proprio metabolismo». «Preccupante è l’inquinamento biologico, sottolinea la professionista, che produce forme di intossicazione e allergie sugli individui. E qui entra in campo il malfunzionamento dei depuratori o gli scarichi abusivi in canali o fossi».

Criticità poi rientrate a Corigliano-Rossano e Rocca Imperiale

I punti monitorati da Arpacal in questi giorni lungo l’arco costiero della Sibaritide sono sei: due a Rocca Imperiale e quattro a Corigliano-Rossano. Le zone di Rocca riguardano lo “scoglio del Cervaro” e il torrente “San Nicola”, nell’area del rossanese sono state individuate fonti inquinanti a Nubrica, Pitagora, Coserie e Trionto. Poche ore fa, tuttavia, la stessa Arpacal ha comunicato al sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi, alla Regione Calabria e al Ministero della Salute il «ritorno alla conformità» dei punti critici rilevati

«Abbiamo dei deficit strutturali sul sistema depurativo, afferma il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi, stiamo effettuando degli interventi di rifacimento della condotta sottomarina di Sant’Angelo e di conversione del depuratore di Cantinella. È previsto un investimento di 36milioni di euro complessivo. Invitalia ha affidato la progettazione definitiva a un importante studio di progettazione per 1 milione e 600 euro».

Sui dati Arpacal il primo cittadino afferma: «Sicuramente il sistema depurativo ha necessità di maggiori controlli, tuttavia, sono convinto che i rilevamenti rinvenuti sono da considerate casi isolati. Molte aree sono sprovviste della reta fognaria e non è un caso se il nostro comune è sottoposto a procedura d’infrazione. Nonostante tutto, posso dire, continua Stasi, che il nostro mare è abbastanza pulito».

Sibari paga lo scotto del Crati, in atto la battaglia per la bonifica

A Sibari, un tempo al centro dell’attenzione turistica e da qualche anno in leggera ripresa, si combatte nel richiedere la bonifica del Crati e un intervento sul canale Stombi. Il primo, osserva il sindaco di Cassano Gianni Papasso, «necessita di un consistente finanziamento. La questione riguarda molti comuni e aziende del cosentino che, auspico, non abbiamo problemi con i rispettivi depuratori». Sul tema dell’inquinamento si registra non poco dissenso tra gli operatori turistici che, sia pure concordi sulla necessità di informare, lamentano il danno all’immagine. Vincenzo Farina, presidente vicario delle imprese balneari, sottolinea è giusto parlarne poiché le verità non vanno nascoste, ma l’importante è dare la giusta informazione.