Leo Autelitano ha fatto il punto in conferenza stampa sulla situazione rispondendo a muso duro alle accuse mossegli in questi giorni: «Ho un quadro chiaro che mi porta a parlare con una certa cognizione di causa»
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«Qui è stato arrostito e mandato in fumo il lavoro di intere generazioni. Quello che è stato fatto in 40 anni in Calabria è andato perso». Quello tracciato in conferenza stampa dal presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte Leo Autelitano è un quadro desolante. L’occasione è stata voluta per fare il punto sul fronte incendi ma soprattutto per difendersi dagli attacchi ricevuti da più parti in questi giorni.
«Gli amici dell’ambiente imputano all’Ente Parco di non aver fatto tutto il possibile per salvare il territorio dagli incendi – ha esordito Autelitano -. L’Ente viene attaccato anche dai nemici dell’ambiente, quelli che vorrebbero tutto liberalizzato, i vincoli per loro non servono, tutto deve essere libero sul territorio. Questa è una visione che tende a superare i Parchi, considerandoli come orpelli. Infine lo attaccano i criminali che appiccano il fuoco. Intanto sui social si leggono attacchi ingiustificati, sfrenati, spesso completamente fuori luogo, frutto di un odio instillato di polemiche continue, che provocano lacerazioni nel tessuto sociale e anche nei rapporti con gli organi istituzionali. Non appena queste polemiche tendono a placarsi, compare un’intervista da qualche parte e subito si riaccendono. Vengono invocate dimissioni del presidente, del consiglio, di tutti i funzionari, ma in tutta questa corsa pazza alle dimissioni che supera il livello di responsabilità, e quindi la ricerca della verità, si arriva paradossalmente al fatto che tutti si dovrebbero dimettere da qualcosa».
«Qua piuttosto bisogna fare chiarezza, capire come ci si muove sul territorio e con quale competenza, e ciò serve per ripartire. Dopo questo disastro, penso che qualcosa si deve pur fare. Abbiamo perso un patrimonio enorme, ma non è che adesso ci fermiamo, dobbiamo ripartire. Quindi se abbiamo la freddezza, la lucidità e la voglia di chiarezza, siamo qui per ripartire».
Autelitano si è poi concentrato sul modello Perna, che ha scatenato tutte le polemiche di questi giorni. «Ho un quadro dell’Aspromonte che mi porta a parlare con una certa cognizione di causa – ha affermato – anche per gli impieghi precedenti che ho avuto. Poi certo, sui giudizi o le valutazioni, qualcuno può non essere d’accordo, ma sugli elementi oggettivi non ci dobbiamo confrontare, perché il cosiddetto modello Perna, che è alla base di tutti gli attacchi velenosi, è un modello che io conosco bene, perché quando è stato lanciato nel 2000, io ero consigliere dell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte, componente del consiglio direttivo e quel modello l’ho pure votato».
Autelitano ha poi tenuto a precisare che il Parco non ha responsabilità sullo spegnimento degli incendi, dal momento che questo tocca a Calabria Verde e che sul disastro nulla può essere imputato alla gestione del Parco, perché il Piano incendi è stato stilato a maggio e a luglio era già in vigore.
I danni
Da una prima ricognizione molto sommaria, Calabria verde stima in circa 10mila ettari la superficie bruciata solo in tre comuni. In alcuni, come quello di Roccaforte, quasi il 90% del territorio montano (quasi 3.500 ettari) è stato distrutto dagli incendi. Il fuoco ha distrutto moltissimi ettari di pinete degli anni ’50-’60 e di macchia mediterranea presente all’interno dell’area protetta. Il danno più rilevante è stato il vasto incendio che ha coinvolto la grande e antica pineta di pino calabro in località Acatti del comune di San Luca.
Le fiamme hanno lambito, senza alcun danno, aree boscate di enorme importanza naturalistica: la faggeta vetusta patrimonio dell’Unesco, la quercia millenaria Demetra, i boschi di farnetto e i querceti millenari. Danneggiato anche tutto il sistema della biodiversità presente nell’area protetta, dal momento che questi eventi hanno portato ad una rottura delle relazioni esistenti tra gli ecosistemi vegetali e gli animali che precedentemente erano in equilibrio perfetto grazie alle loro reciproche relazioni. Molte aree hanno subito oltre alla devastazione ambientale anche la distruzione di molteplici attività agricole, di pastorizia e commerciali.
La replica a Perna
«Bisogna fare chiarezza perché sono state dette tante inesattezze poi rilanciate sui social. Il cosiddetto modello Perna che è alla base di tutte le polemiche e discussioni e di tutti gli attacchi velenosi, è un modello che io conosco bene perché quando è stato approvato io ero nel consiglio del parco con Perna presidente e l’ho votato. Non possiamo dire che il modello non è stato applicato come sostiene il professore Perna. Quando vengono messi a paragone due periodi vanno specificati i dettagli. Se questo periodo lo paragoniamo al triennio 1997/1999 abbiamo mille e duecento ettari bruciati in tre anni con una media di 400 ettari l’anno mentre la media del professore Perna è di 357 quindi se vogliamo essere precisi esiste una riduzione di 40 ettari l’anno ma non esiste l’abbattimento dell’85%. Questo modello non evita gli incendi, magari lo facesse».
Autelitano non critica il modello Perna che, invece, sostiene essere stato messo in atto perchè valido strumento ma il Parco nella gestione degli incendi, ha ribadito, non ha alcuna responsabilità. «Il giudizio mio è che è un modello come quello disegnato da Perna, che io ho votato, è utile perchè il coinvolgimento del territorio porta sempre risultati positivi anche fosse di poco. Proprio per questo tutti dopo di lui lo abbiamo adottato mantenendo lo spirito con cui lo abbiamo sposato. Ma dobbiamo essere seri nel dire che in tempi normali questo produce risultati ma in tempi come quelli dell’emergenza di quest’anno è acqua fresca».