«E Scala Coeli?». La domanda, durante la presentazione del dossier di Goletta dei laghi a Cosenza nei giorni scorsi, non sarà strettamente pertinente, ma è d’obbligo.  Anna Parretta, presidente regionale di Legambiente Calabria, sorride e non si sottrae. Sa bene che certe risposte non vanno negate perché le risposte sono quanto stanno cercando loro, volontari dell’associazione, dal 22 giugno, quando lo sversamento di percolato dalla discarica di località Case Pipino ha dato il via alla vicenda.

«Legambiente nazionale e regionale sono al fianco del circolo Nicà in tutta questa gravissima questione – dichiara –. Il nostro circolo ha ultimamente anche chiesto un accesso agli atti perché dopo la stretta gestione dell’emergenza bisognerà comprendere che cosa è rimasto e che cosa è ancora in atto in termini di inquinamento del suolo e delle acque».

La richiesta a cui si riferisce Parretta è stata inoltrata dal presidente del circolo locale, Nicola Abruzzese, il 15 luglio scorso per chiedere conto degli adempimenti dovuti da parte della ditta proprietaria dell’impianto, la Bieco srl, secondo quanto previsto dal Codice dell’ambiente. Indagini sul sito, operazioni di messa in sicurezza immediate e comunicazioni obbligatorie di cui nulla si sa. Almeno ai piani bassi. Perché proprio questa mattina, con una nota, la società ha fatto sapere di aver «completata l’attività di tempestivo ripristino dello stato dei luoghi» e che tutti gli adempimenti sono stati messi in campo «sin dalle prime battute e in tempi record» secondo le prescrizioni di legge.  

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«Quello che abbiamo visto – scriveva invece in una nota il circolo Nicà pochi giorni addietro – è che la Bieco ha asportato (e non tutto) il percolato dai corsi d’acqua. Mentre dal Dipartimento Ambiente, a distanza di oltre trenta giorni dallo sversamento, nulla trapela in merito allo stato di contaminazione e all’eventuale piano di caratterizzazione». Perché non si divulgano i dati delle indagini?».

Risposte. Questo è quanto chiede Legambiente. Risposte come diritto delle popolazioni locali a sapere cosa è successo e succederà ai luoghi in cui vivono e lavorano. La Bieco, dal canto suo, anche su questo punto dà rassicurazioni: «Tutte le analisi effettuate hanno riportato esiti positivi». E spiega di aver «predisposto e presentato il Piano di indagini preliminari agli enti competenti, volto a verificare ulteriormente le condizioni delle acque e dei terreni sotterranei, a conferma del costante rispetto dell'azienda alle norme in materia di sicurezza ambientale e trasparenza amministrativa». 

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Sono i dati dei quali Legambiente chiede conto, al di là delle semplici dichiarazioni, così da poter finalmente fugare ogni dubbio in merito alle condizioni di acqua e suolo nella valle del Nicà. Gli esiti positivi di cui parla la Bieco sono la notizia – ottima – che tutti aspettavano, e ancora di più lo saranno quando saranno tradotti in numeri, valori a norma che finalmente, così si spera, metteranno molti cuori in pace. Non si è mai trattato di «fomentare dubbi» ma di pretendere chiarezza e certezze, in questa vicenda quanto mai necessarie. 

«Noi proseguiremo nella nostra battaglia – afferma ancora Parretta – e continuiamo a chiedere alla Regione Calabria la revoca di tutti i provvedimenti autorizzativi e quindi la chiusura della discarica di Scala Coeli».

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E qui il discorso si allarga, travalica i confini della vicenda e di questa valle incastonata tra le province di Cosenza e Crotone. Quello che Legambiente chiede è un cambio di approccio esteso all’intera Calabria. «Ribadiamo che la Regione deve uscire complessivamente dalla logica delle discariche perché queste non sono la soluzione per gestire i rifiuti – dice Anna Parretta –. Riduzione dei rifiuti alla fonte, riciclo, riuso e realizzazione degli impianti del riciclo: questa è la soluzione. Le discariche, dal punto di vista ambientale, sono la cosa peggiore sia per il territorio sia per la salute delle persone».