VIDEO | Per la prima volta le telecamere entrano nell'impianto che il Corap affida senza gara al colosso Iam in concordato preventivo. Non parlano i 3 amministratori, mentre prosegue l'andirivieni di mezzi che portano liquami dalla Sicilia
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Gli amministratori della Iam per ora non rilasciano dichiarazioni ai giornalisti, neanche si fanno immortalare dalle telecamere, e però autorizzano le videoriprese nell’impianto di Gioia Tauro finito in questi giorni al centro di nuove polemiche. È questa la sintesi del pomeriggio nel sito che il consorzio Corap ha nuovamente affidato, senza gara, alla società posta in concordato preventivo dalla sezione Fallimentare del tribunale di Reggio Calabria.
Alessandro Polizzotto, Claudio Belcastro e Antonio Mariolo, i 3 componenti del Cda che affiancano il commissario giudiziario Marcello Febert, autorizzano per la prima volta le telecamere e – a parte il no comment sulla evoluzioni di questi giorni - l’unica cosa che si lasciano scappare è l’invito a constatare che sono scomparsi i cattivi odori emanati dalle vasche, più volte causa di proteste da parte dei comitati civici e delle amministrazioni comunali.
Bocche cucite quindi sull’accusa che il vecchio commissario straordinario del Corap, l’ex sindaco gioiese Renato Bellofiore, aveva formulato nel suo Piano di rilancio del consorzio – bocciato assieme a lui, da Spirlì prima e da Occhiuto poi – che aveva parlato «di 9milioni di fatturato annui appannaggio del privato, senza grandi utili per la Regione». Una scelta di riservatezza, nei giorni in cui fa discutere anche la decisione del nuovo commissario liquidatore Enrico Mazza di arrivare comunque ad un «futuro affidamento con gara», che finisce con alimentare i quesiti rispetto a dei bilanci societari sconosciuti ai più, visto che il sito internet della Iam non è per niente aggiornato.
Abbottonati i consiglieri, reticenti gli autisti delle diverse autocisterne in fila per il conferimento dei liquami industriali provenienti da altre regioni, il cui smaltimento è diventato il core business di un impianto che, invece, era partito con la sola mission della depurazione degli scarichi fognari dei comuni della Piana reggina. Li si sente parlare in siciliano, mentre stazionano accanto ai bisonti stradali che aspettano di entrare nel depuratore, ma al giornalista non vogliono far sapere la loro provenienza.
Con i loro mezzi, se ne contano almeno 5 in fila in una strada esterna all'impianto, trasportano fino a 30.000 litri di percolato altamente nocivo, scarti anche delle discariche di altre regioni, su cui la Iam incassa una tariffa che può arrivare anche a 40 euro al m3, potendo lavorare un massimo di 1.200 m3 giornalieri di liquami industriali da smaltire. Il calcolo che ne viene fuori sembra comunque un grande affare, che il Corap guarda solo da lontano.