VIDEO | La Iam ammette alcuni danni alle tubature ma siccome è agli sgoccioli della sua concessione non sembra intenzionata a intervenire cosi come gli aveva ordinato la Regione
Tutti gli articoli di Ambiente
La Iam, società che gestisce il depuratore consortile di Gioia Tauro - dopo aver ammesso «il probabile danneggiamento in due punti della tubatura sottomarina» - non ha fatto gli interventi di manutenzione che aveva garantito all’assessore De Caprio. È la macroscopica, ennesima, inefficienza di un concessionario che, dopo l’inchiesta antimafia Metauros, è sottoposta alla gestione di due amministratori nominati dal Tribunale. «Oggi non ci sono, provate a chiedere un appuntamento», spiega al cronista all’ingresso dell’impianto un addetto.
Ricerca vana, al numero telefonico degli uffici nessuno risponde e, quindi, rispetto alla garanzia che in data 7 luglio la società aveva dato alla Regione – che le chiedeva conto della denuncia del sindaco di San Ferdinando – non solo non ha provveduto a riparare le falle, ma ha anche evitato di coinvolgere in un sopralluogo il sindaco Andrea Tripodi, così come l’assessore De Caprio le aveva intimato. «È ben difficile . sostiene Francesco Gatto, segretario regionale della Filmcet Cgil – che una società la cui concessione è stata prorogata di un anno, e che quindi è agli sgoccioli visto che la nuova scadenza del servizio è al dicembre prossimo, decisa di investire delle economie per interventi del genere».
Ecco tramontate la speranza di essere sicuri che il lamentato inquinamento lungo il litorale, non sia dovuto anche al depuratore, concausa in una zona dove pure insistono tre corsi d’acqua che sono delle vere e proprie bombe ecologiche. «Al di là della tubatura che sfocia nel mare ad una distanza troppo ravvicinata dalla costa – attacca Raffaele Giacobbe, presidente dell’osservatorio ambientale Iride – c’è lo storico problema di una quarta linea, quella che deve smaltire i liquidi che arrivano con le autobotti anche da fuori regione, che secondo noi non funziona come dovrebbe». Problemi vecchi e nuovi, con la Regione che in pieno agosto deve ingoiare il rosposto di una manutenzioine promessa e non avvenuta, ma anche di un dibattito politico che non si sa in quale direzione approderà.
«Il Corap è proprietario dell’impianto – conclude Gatto – e per via delle sue inefficienze non ha fatto in tempo a varare il bando per una nuova società da trovare. Da qui la proroga e la garanzia che il commissario Bellofiore ci ha dato circa l’intenzione della Regione di internalizzare il servizio garantendo i livelli occupazionali». Piattaforma politica, quella del rientro in una gestione diretta dell’impianto, di cui ancora non si sa di più.