VIDEO | Le prime api arrivate nel 1947 da Nola e curate dal suocero, ora l'impegno della giovane di Brattirò che punta a creare un luogo per l'apiterapia dove il ronzio e i profumi delle arnie possano donare benessere a quanti lo visiteranno (ASCOLTA L'AUDIO)
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Già tanti anni fa uno sciame di api aveva appassionato Francesca Rombolà di Brattirò, una frazione del comune di Drapia, nel Vibonese. Lei oggi ha 38 anni e per evitare che le api venissero abbandonate, poiché il suocero non poteva più accudirle, ha iniziato a studiare questo mondo per evitare che i sacrifici dei suoi familiari venissero vanificati. La sua passione l’ha così condotta a costruire il primo “apiario olistico” in Calabria per l'apiterapia.
Era il 1947 quando dalla stazione ferroviaria di Nola, all'interno di un “ruvaci” (un secchio di legno) le api partivano per raggiungere la Calabria arrivando proprio nella contrada “Spaccio” di Brattirò: in tutti questi anni a prendersi cura delle api era stato zio Ciccio. Ora tocca a Francesca, che in questi anni ha conseguito vari diplomi, in particolare quello specialistico di apicoltura biologica all'università di Napoli e il diploma specialistico di apiterapia. A settembre, poi, si laureerà in Naturopatia.
L’apiterapia è poco conosciuta in Italia. Eppure, è nata ai tempi degli Egizi, che si curavano grazie ai prodotti dell'alveare. In Europa il primo apiario olistico, che non è altro che una casetta in legno, nacque in Slovenia e in Italia ne esistono pochissimi. Il primo è stato creato nel 2017 in Veneto e fra pochi mesi, grazie a Francesca, lo avremo anche in Calabria. Nell’apiario olistico si sfruttano tutti i benefici che danno le api: non solo miele, ma anche benefici psicologici e fisici che si possono ottenere già dopo appena 10 minuti di trattamento. All’esterno dell’apiario olistico vengono attaccate le arnie: attraverso piccole fessure si potranno vedere le api al lavoro in piena sicurezza grazie ad una semplice rete che impedirà alle api di entrare all’interno della casetta, ma che consentirà di ascoltare il ronzio e respirare i profumi dell’arnia.
Il ronzio raggiunge frequenze di 432 hertz paragonabili al rumore del fuoco che arde: le frequenze stimolano le onde alfa e beta del cervello, che scatenano una risposta biologica all'interno del nostro corpo perché vanno a stimolare la produzione di endorfine dando la sensazione di stare all’interno di un’arnia. I profumi provenienti dall’interno, con odori resinosi tipici della propoli, rappresentano un potente antibatterico e favoriscono la decongestione nasale.
Francesca spera di ultimare i lavori per Pasqua, quando nascerà la sua nuova attività che verrà chiamata “I giardini di Aristeo”.