I rifiuti speciali giungevano da diverse regioni italiane, per un totale di 491 trasporti e 623 cassoni colmi. L’enorme quantità di materiale illecitamente smaltito avrebbe addirittura alterato la morfologia dell’area
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Emesse due misure cautelari personali a carico di due persone accusate di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, riguardante in particolare il territorio di Corigliano-Rossano in provincia di Cosenza. L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro è stata eseguita nelle scorse ore dai Carabinieri forestale di Cosenza. Contestualmente nei confronti di una società, operante nella produzione di laterizi, con sede nell’area urbana di Corigliano-Rossano è stato eseguito il sequestro preventivo dell’intero compendio aziendale.
Il traffico di rifiuti e le indagini
L’attività di indagine, che trae origine da una denuncia presentata presso i Carabinieri forestali, è stata svolta dal Nucleo investigativo di Polizia ambientale agroalimentare e forestale di Cosenza, attraverso un minuzioso riscontro documentale e attività di pedinamento. Gli esiti di indagine hanno delineato la presunta “attività organizzata per il traffico di rifiuti”.
I fanghi industriali
In particolare, a fronte di un’autorizzazione che consentiva di trattare fanghi industriali per la produzione di laterizi, la presunta attività di traffico illecito di rifiuti sarebbe avvenuta smaltendo, illecitamente, ingenti quantitativi di fanghi industriali nei terreni circostanti lo stabilimento, realizzando di fatto, un’enorme discarica di rifiuti speciali rappresentati da fanghi di origine industriale provenienti da attività di depurazione. Sarebbero stati accumulati sui terreni di pertinenza dell’azienda 18.884 tonnellate di fanghi di origine industriale, provenienti da aziende con sede nelle regioni Campania, Valle d’Aosta, Basilicata, Calabria, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo e Puglia, scaricando 623 cassoni colmi di fanghi per un totale di 491 trasporti.
I fanghi in arrivo, anche privi delle caratteristiche chimico-fisiche imposte dalla normativa tecnica e di odore sgradevole, anziché essere trattati per ottenere dal materiale conferito la “Ecoargilla”, erano mescolati direttamente con altri fanghi precedentemente conferiti e con minimi quantitativi di argilla, e quindi smaltiti sui terreni a fondo naturale dell’azienda.
L’ingente quantitativo di rifiuti smaltito ha determinato una modifica della morfologia creando importanti rialzi. Le attività investigative hanno permesso di stimare un incasso superiore al milione di euro annuo per il conferimento dei fanghi.