«Eu mi partia di tantu luntanu/ pe' venari di tia tantu vicinu./ Tutti mi dinnu ca lu mari è fundu/ ma pe' l'amuri tua lu passu e vegnu/ ma pe' l'amuri tua lu passu e vegnu…». Così come canta Mimmo Cavallaro, Lucia Quattrocchi - per arrivare in questa terra, Vibo Marina, oggi diventa sua - è partita da tanto lontano, da Napoli… È la maestra di musica, Lucia, che assieme all’amica Elena, ha ripulito la spiaggia di via Vespucci, ponendo così l’attenzione sulla penosa condizione degli arenili nelle frazioni costiere di Vibo Valentia, figlia dell’inciviltà dei bagnanti, della latitanza dell’azienda preposta al servizio e di un’attenzione da parte dell’amministrazione comunale che - almeno fino all’insediamento della sindaca Maria Limardo - è clamorosamente mancata.

 

Il Comune vuole inaugurare adesso un nuovo corso, consapevole, la stessa Maria Limardo, che sul proprio decoro e l’igiene urbana si gioca quasi tutto: popolarità, credibilità, cinque anni di governo della città che ambisce a far diventare dieci… E allora bene le prime risposte: l’impiego di uomini e mezzi senza precedenti, nel centro come nelle periferie. Camion, pulispiaggia, decespugliatori, agenti municipali a presidiare il territorio, ordinanze ad hoc e multe salate. L’ordinario che - nella città capoluogo di una provincia ereditata come ultima per qualità della vita - diventa, ahinoi, straordinario.

 

Davanti a tutto questo, però, Lucia Quattrocchi non molla. Berretto, occhiali, sandali, non col rastrello, ma con la chitarra in mano, offre una performance che in poche ore diventa virale sui social. Canta Mimmo Cavallaro, canta “Bella figghjiola”, davanti ad uno scorcio di mare di struggente bellezza, lungo la strada che collega Vibo Marina a Pizzo, in mezzo ai rifiuti di una discarica abusiva. Lucia canta la sua “Bella figghjiola”, la sua terra, raggiunta da lontano, la sua Napoli. Una terra della quale - seguendo il testo della magnifica ballata in vernacolo - s’è perdutamente innamorata.

 

Canta Lucia: «Stanotti mi 'nzonnai nu malu sonnu ch'era malata la figghjola mia./ Oh medicu chi sani li malati/ tu sanamilla a Maruzzella mia/ tu sanamilla a Maruzzella mia». Purtroppo, però, la “Bella figghjiola” non è ammalata solo nel sogno di Lucia o in quello di Mimmo Cavallaro. La “Bella figghjiola” è ammalata sul serio. E deve essere guarita. Per farlo serve un’attenzione continua, serve la presenza costante, forte, delle istituzioni locali, serve, soprattutto, l’educazione degli incivili, servono foto-trappole, multe salatissime. Serve che l’impegno straordinario messo in campo in questi giorni diventi ordinario e raggiunga ogni anfratto di Vibo Valentia.