VIDEO | Fioccano le segnalazioni e c'è anche chi ha rinunciato anzitempo alla casa presa in affitto. L'associazione cerca di mantenere alta l'attenzione sul tema e ha promosso un protocollo firmato da dodici sindaci mentre altri sette temporeggiano (ASCOLTA L'AUDIO)
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Di anno in anno, con brevi e sorprendenti tregue, il ritornello sulle spiagge del Tirreno cosentino è sempre uguale: stessa spiaggia, stesso mare e poi «esci dall’acqua, esci ora. Non tra cinque minuti, adesso». È il cantico lacrimoso dei genitori, dritti sul bagnasciuga, con le mani sui fianchi, a fare previsioni impossibili e promesse che non manterranno: «Tra poco la sporcizia andrà via e ti potrai tuffare» per citare un grande classico.
Strisce, bolle, oggetti sanitari, cerotti, bottiglie di plastica, cianfrusaglia varia, sono quasi parte integrante del nostro ecosistema marino geneticamente modificato dai depuratori vecchi e stravecchi, che vanno in affanno appena due turisti in più fanno capolino e da quelli che nottetempo sversano nei torrenti tutti i rifiuti che possono, per poi vederli riesumati, il mattino dopo, quando loro stessi comanderanno ai bambini di uscire dalla schiuma fangosa.
Ecosistema geneticamente modificato
I rifiuti fanno parte del paesaggio marino di queste parti, come i muretti di cemento sbeccati, i lungomare crollati, come quello di Fuscaldo, ora diventato un dirupo perché a nessuno viene in mente di spianare e farci due scalette che resistano nel tempo, troppo difficile, meglio mettere toppe. Come l’anno dei frangiflutti, sempre da quelle parti, gettati a mare senza alcun criterio, un’idea che ha fatto mangiare al mare forse venti metri di spiaggia. Fortuna che ci hanno pensato le tempeste invernali a distruggere quei massi.
E intanto il tempo se ne va…
Una volta che si è in acqua è inutile opporsi, spazzando via con le braccia la sporcizia, illudendosi che la spazzatura si spaventi e si dissolva, che sia la scia innocua di qualche barca. Ma poi la stagione passa, arriva settembre e del mare, delle vacanze, della rabbia ci si dimentica. Per mantenere alta l’attenzione, cercare di fare squadra, rete, con gli amministratori della costa, è nata nel febbraio scorso l’associazione “Mare Pulito, salviamo il Tirreno cosentino”, fondata dall’ingegnere Alessandro Ruvio e che vede tra i soci fondatori Chiara Penna, avvocato.
«La nostra è un’associazione apartitica e apolitica – spiega l’avvocato Penna – il cui scopo non è puntare il dito ma osservare, capire e mettere in atto azioni che possano, concretamente, far luce su questo problema. È di soluzioni che vogliamo parlare non solo di criticità».
I sindaci temporeggiatori
Dal protocollo dell’associazione, a cui hanno aderito Provincia, Guardia Costiera e Arpacal, sono spuntate le firme di dodici sindaci della costa, ne mancano all’appello altri sette che ancora temporeggiano: in sospeso ci sono Diamante, Scalea, Praia a Mare, Tortora, Acquappesa, Fiumefreddo Bruzio e Belvedere Marittimo. Intanto la stagione è iniziata e col solito refrain: il mare è sporco. Ed è sporco fin da giugno, fatte salve eccezioni che vengono fotografate con meraviglia dai bagnanti. Ma, specie di domenica, tutto cambia. Dall'altro lato c'è chi si ostina a negare l'evidenza, spinto più dalla preoccupazione di ricadute pesanti sul turismo che dall'interesse a battersi per migliorare le cose.
Tutta colpa delle alghe?
Arpacal rassicura: in molti casi, quella che comunemente si chiama "schiumetta", è mucillagine, “fioritura algale”, ma la spiegazione ai più non convince più anche perchè appare sempre a certe ore e in certi giorni e perché trascina, tra le bolle, oggettistica varia. «Se leggiamo bene la relazione – dice l’avvocato Penna - la correlazione tra un’accelerazione del processo naturale e l’inquinamento è più che evidente, insomma la mano dell’uomo c’è».
E intanto fioccano le segnalazioni sulla pagina ufficiale dell’associazione che sta raccogliendo, specie nelle ultime settimane, rabbia, frustrazione insieme alle fotografie scattate dai turisti costretti a restare sotto l’ombrellone a bollire per il caldo. Alcuni scrivono di aver abbandonato anzitempo case prese in affitto a causa del mare sporco rinunciando a caparre e giorni di vacanza.
«La nostra associazione si batte affinché si arrivi presto a una soluzione, per avere finalmente il mare che meritiamo».