Sicilia, Calabria e Lazio sono le tre regioni d’Italia che hanno il record negativo per la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. La medaglia della virtuosità, in questa graduatoria nazionale compilata dall’Ispra nel “Rapporto Ambiente SNPA” edizione 2023, è il Veneto, seguito da Sardegna e Lombardia. Il 21 febbraio scorso, a Roma, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono stati esposti i risultati sintetizzati in un corposo volume che consta di due parti: la prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di numerosi indicatori quali emissioni gas serra, energie rinnovabili, adattamento ai cambiamenti climatici, rifiuti urbani e speciali, qualità dell’aria, stato chimico ed ecologico delle acque superficiali interne, stato chimico delle acque sotterranee, superfici dell’agricoltura biologica, consumo di suolo, sorgenti di rumore; la seconda dedicata ad approfondimenti vari relativi a specifiche aree geografiche. SNPA è il Sistema nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente operativo dal gennaio 2017 ed è composto dall’Ispra, ente pubblico di ricerca che ne coordina le attività, e dalle diverse agenzie regionali (Arpa-Appa). L’appuntamento della Capitale è stato introdotto dagli interventi di Stefano Laporta, presidente Ispra e SNPA, e dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), Gilberto Pichetto Fratin. Nella presentazione del “Rapporto”, giunto alla sua quarta edizione, Laporta ha spiegato che lo stesso «offre una panoramica dettagliata sullo stato del nostro ambiente basata su informazioni oggettive, affidabili e confrontabili che consentono di valutare il raggiungimento dei numerosi obiettivi prefissati e di affrontare con efficacia le sfide ambientali future».

Per rifiuti urbani si intendono quelli prodotti in ambito domestico (indifferenziati o differenziati), da locali pubblici a uso non abitativo (purché non classificati come rifiuti pericolosi), a seguito dello spazzamento delle strade e di aree collettive quali ad esempio le spiagge o i mercati, in relazione alla manutenzione del verde. Nel 2021 l’Italia ha prodotto 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in aumento del 2,3% sul 2020. Nella graduatoria regionale della produzione pro capite di rifiuti la Calabria è terz’ultima, superando di pochissimo i 400 kg per abitante. Sotto questa quota, e comunque al di sopra dei 350, si sono posizionate soltanto Molise e Basilicata. L’Emilia Romagna, invece, guida la classifica con un valore pari a quasi 650 kg pro capite, precedendo Valle d’Aosta e Toscana che hanno toccato i 600. Nel range 550-500 si sono attestati Liguria, Marche, Umbria, Lazio, Trentino Alto Adige, Piemonte, Friuli Venezia Giulia. Sotto i 500 e fino a circa 450 si sono collocati Veneto, Lombardia, Puglia, Campania, Sardegna, Sicilia, Abruzzo. Si può quindi affermare che, mediamente, il Sud Italia produce meno rifiuti del Centro-Nord: Sicilia, Campania, Puglia e le altre realtà del Mezzogiorno sono tutte sotto la media nazionale di 500: intorno ai 461 kg per abitante. La media del Nord è pari a circa 517 e del Centro si è fermata a quasi 538.

Veniamo ora ai dati sulla raccolta differenziata, così definita da Ispra-SNPA: «Una modalità di conferimento, attuata dai cittadini, grazie alla quale i vari flussi di rifiuti sono mantenuti separati in base alle loro caratteristiche e natura, per facilitarne il successivo trattamento finalizzato, in via prioritaria, al recupero di materia». Apposite normative nazionali risalenti al 2006 avevano individuato per il 2011 un obiettivo di raccolta differenziata non inferiore al 60% e per il 2012 al 65%. Nel 2021 - mette in evidenza il Rapporto - ben sette regioni italiane sono risultate al di sotto del primo traguardo del 60%: Sicilia, l’unica che non ha ancora superato, con il 46,9%, la metà del proprio totale; Calabria, penultima nella graduatoria nazionale con poco più del 50%; Lazio, Campania, Liguria, Puglia, Molise. La più alta percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani è stata misurata, invece, in Veneto, con il 76,2%, in Sardegna (74,9%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (72,6%), Emilia Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%), Piemonte (65,8%). Le nove regioni appena elencate hanno già superato, nel 2021, l’obiettivo del 65% fissato per il 2012, ed alcune anche di molto (le prime sei sono attestate sopra il 70%). Quattro regioni, invece, Abruzzo (64,6%), Toscana (64,1%), Valle d’Aosta (64,0%) e Basilicata (62,7%), si sono poste sopra l’obiettivo del 2011 che, come abbiamo visto, era stato impostato su quota 60%. Emerge con netta evidenza, pertanto, che sul fronte fondamentale della raccolta differenziata dei rifiuti urbani il Sud è nettamente in ritardo rispetto al Nord. Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Molise - ha rilevato Ispra-SNPA - nel 2021 sono rimaste tutte sotto il traguardo del 60%, superato soltanto da Basilicata e Abruzzo che comunque non hanno ancora conseguito l’obiettivo del 65%.

C’è un ultimo aspetto da tenere in considerazione: la quantità di rifiuti urbani che ogni regione italiana smaltisce in discarica. Si tenga presente che le norme italiane del 2006 stabiliscono espressamente che nelle politiche di gestione di rifiuti il conferimento in discarica deve essere considerato l’ultima opzione possibile. Secondo il D. Lgs 121/2020 a partire dal 2030 sarà vietato lo smaltimento in discarica di tutti i rifiuti urbani idonei al riciclaggio o al recupero di altro tipo. Altre norme hanno sancito che entro il 2035 non oltre il 10% dei rifiuti urbani potrà finire in discarica. Poco più di venti anni fa, nel 2002, l’Italia gettava in discarica il 63,1% dei propri rifiuti urbani, percentuale scesa al 19,0% (5,6 milioni di tonnellate in 126 impianti presenti in tutto il Paese) nel 2021. Qual è la situazione delle diverse regioni? Sotto l’obiettivo 10% del 2035 si collocano solo Campania (2%), Lombardia (4%), Friuli Venezia Giulia (4%), Emilia Romagna (7%), Trentino Alto Adige (9%). Si tenga presente che la Campania però, causa la chiusura di propri impianti, nel 2021 ha esportato fuori regioni circa 54 mln di tonnellate di rifiuti urbani destinati alle discariche. Poco sopra il 10%, e a livello inferiore rispetto alla media nazionale del 19,0%, si aggiungono Veneto, Piemonte, Lazio. Dal 30 al quasi 50%, quindi da più del triplo a quasi cinque volte il fondamentale traguardo del 2035, si annoverano, in ordine di quantità percentuali di rifiuti urbani smaltiti in discarica: Toscana, Calabria, Umbria, Abruzzo, Marche, Valle d’Aosta, Basilicata, Sicilia (48%). La Calabria, quattordicesima nella graduatoria regionale, è collocata poco sopra il 30%.