Territorio inquinato

Bonifica di Crotone, una mega discarica in Calabria? La Regione dice No ma il ministero non chiude all’ipotesi

Il Mase ha acquisito il progetto della società abruzzese Maio nonostante quest'ultima si sia vista negare più volte l'autorizzazione per realizzare l'impianto di oltre tre milioni di metri cubi. La deputata M5s Baldino: «Il delitto perfetto»

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di Massimo Clausi
3 luglio 2024
20:05

Resta in una sorta di stallo la questione della bonifica dell’ex area industriale di Crotone. Ieri in audizione presso la IV commissione, il commissario straordinario di Governo per la bonifica, Emilio Errigo, ha detto che vista la difficoltà di individuare siti in Italia e all’estero dove portare i rifiuti della bonifica, per evitare di lasciare i veleni a Crotone per altri trent’anni, si potrebbe pensare di realizzare una discarica in loco. D’altronde, ha detto il commissario ai consiglieri regionali presenti in commissione, a Crotone esistono discariche che ospitano rifiuti provenienti da tutta Italia, perché quindi lasciare i veleni fronte mare per un capriccio ideologico?

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Ma il problema è capire quale sia questa discarica in grado di accogliere tutti questi rifiuti. Qualcuno dice che la soluzione è già pronta. Lo ha detto, ad esempio, la vicecapogruppo alla Camera del M5s, Vittoria Baldino durante una interpellanza urgente al Governo lo scorso 14 giugno. La deputata grillina ha fatto notare come nella convocazione della nuova Conferenza dei Servizi, che si sta svolgendo al Mase, agli atti c’è una nota dello scorso 21 maggio “con la quale la Società Maio Guglielmo S.r.l. ha trasmesso un documento inerente alla realizzazione dell’impianto in località Giammiglione, proposto dalla Società medesima”.


La Maio fa parte di una holding abruzzese, la Dupont Energetica Spa, specializzata proprio nella progettazione, realizzazione e gestione di impianti di trattamento e smaltimento rifiuti. La cosa particolare è che non è la prima volta che la società compare sulla scena calabrese. Sono diversi anni che avanza la richiesta di realizzare un impianto che secondo il progetto dovrebbe avere una capacità superiore ai tre milioni di metri cubi. Durante l’amministrazione a guida Mario Oliverio la richiesta era stata respinta. La società aveva presentato ricorso sia al Tar sia al Consiglio di Stato ed in entrambi i casi era risultata soccombente. La Maio, però, non si è data per vinta e anche con l’amministrazione targata Occhiuto ha presentato richiesta di nulla osta per realizzare la nuova discarica.

Lo scorso 22 aprile, la Regione ha però negato all'impresa abruzzese il giudizio di compatibilità ambientale e l'autorizzazione integrata ambientale per portare avanti il suo progetto imprenditoriale. Anche in questo caso, però, l’azienda si è rivolta al Tar della Calabria per chiedere l'annullamento, previa sospensione, del provvedimento. Perché, se ci sono stati questi dinieghi, il Ministero ha acquisito agli atti il progetto della Maio?

Lo spiega la stessa società in una nota inviata agli enti competenti. Nel documento vengono spiegate le ragioni per le quali la società ha di recente inviato il progetto di discarica al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica in occasione della conferenza dei servizi decisoria. L'azienda ritiene che la nascita dell'impianto a cavallo tra Crotone e Scandale «determinerebbe» dei «vantaggi» per superare la «crisi ambientale» del Sin. In quanto consentirebbe all'Eni Rewind di avere una discarica dove conferire i rifiuti dell'area industriale dismessa al punto da sbloccare lo stallo in cui versa l'iter di bonifica.

Fra l’altro c’è anche un’altra ragione per cui la Maio può contare su un accoglimento positivo della sua istanza ovvero il Piano regionale dei rifiuti come modificato lo scorso 12 marzo 2024. Nel piano, al paragrafo 32.2., infatti, si legge che possono essere autorizzate «discariche per la messa in sicurezza permanente e impianti di trattamento rifiuti realizzati nell’area oggetto di bonifica e destinati esclusivamente alle operazioni di bonifica dei siti contaminati [...] fermo restando l’obbligo di rimozione degli impianti di trattamento a bonifica conclusa».

Alla luce di questa norma allora sarebbe incongruente da parte della Regione che ha adottato un piano simile negare ancora l’autorizzazione ambientale. Insomma la Baldino nel suo intervento alla Camera ha parlato di «delitto perfetto». Non sappiamo se sia così, qualora lo fosse è chiaro che quanto stabilito nella vecchia conferenza dei servizi del 2019, ovvero che i rifiuti del Sin devono essere portati fuori da Crotone, rischia seriamente di rimanere lettera morta.

Giornalista
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