FOTO GALLERY-VIDEO | Vigili del fuoco e volontari al lavoro senza sosta. Il terrore degli abitanti dell’area Grecanica costretti a lasciare le loro case e il dolore per gli allevamenti distrutti (ASCOLTA L'AUDIO)
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Se Dante avesse scritto oggi la Divina Commedia, sicuramente avrebbe ambientato i gironi dell'inferno nell'Area Grecanica della Calabria in questi terribili giorni di luglio caratterizzati da incendi e temperature oltre i 40 gradi all'ombra.
Famiglie sfollate
Negli occhi dei cittadini della grecanica reggina lo stesso terrore di due anni fa - quando gli incendi bruciarono mezzo Aspromonte - ma questa volta anche più accentuato perché il fuoco è arrivato a lambire gli abitati costieri mettendo i residenti letteralmente in fuga. Nella notte tra mercoledì e giovedì diverse famiglie sono state sfollate nel cuore della notte a causa delle case lambite dalle fiamme. Quella che si è presentata alle 3 della notte del 20 luglio a Capo D'Armi, tra i Comuni di Montebello e Motta San Giovanni, è stata letteralmente una scena da film dell'Apocalisse. Persone bloccate in casa, impaurite, aiutate a fuggire dai Vigili del Fuoco mentre cercavano di spegnere le fiamme ormai giunte dietro ai palazzi. La gente assiepata lungo la strada statale 106, con gli occhi pieni di lacrime e di paura, sperando che quelle fiamme si riuscissero a fermare prima di perdere davvero tutto.
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L’intenso lavoro dei vigili del fuoco
Bloccate le fiamme solo alle prime luci dell'alba, dopo uno sforzo sovrumano dei vigili del fuoco e dei volontari di Protezione Civile, le stesse sono ripartite dirigendosi verso Monte, ed in particolare nell'entroterra della vicina Saline joniche. In balia del vento le fiamme hanno bruciato tutto quello che incontravano, lasciando dietro di sé una distesa di cenere. Nel primo pomeriggio le fiamme sono tornate ad essere gravemente pericolose lambendo gli abitati di Roghudi nuovo e Melito Porto Salvo, ad almeno 5 km di distanza da Capo D'Armi.
A Roghudi il sindaco Pierpaolo Zavettieri, con la pala in mezzo ai volontari ed alle squadre di Calabria verde, cerca di bloccare le fiamme come due anni prima nel cuore dell'Aspromonte. Il rischio era che le stesse investissero letteralmente il centro abitato di Roghudi Nuovo. Nel frattempo, pur essendo il primo pomeriggio, l'aria è così densa di fumo dei roghi a Saline che sembra calata la notte in val Padana, regalando - se così si può dire - ai viaggiatori della 106 delle immagini terrificanti che difficilmente dimenticheranno.
L’emergenza nella notte
La vera emergenza esplode nelle prime ore della notte, quando il fuoco di ritorno ha raggiunto nuovamente il Comune di Motta San Giovanni, questa volta però bussando letteralmente alle porte dell'abitato di Lazzaro. In via dei cedri, nelle contrade di Paolia e Paolia Seconda, La gente è riversata in strada, gridano aiuto, si coprono il naso e la bocca con fazzoletti ed indumenti bagnati. Le fiamme sovrastano i tetti e bruciano tutto. Figli e mariti tentano con mezzi di fortuna di aiutare i vigili del fuoco, Calabria Verde ed i volontari ad arginare le fiamme a pochi centimetri dalle porte. Sembra una scena di Armageddon, o forse di un combattimento di pugilato. Perché in quei momenti, letteralmente si sta facendo a pugni con il nemico cercando di salvare il salvabile. Carabinieri e polizia, insieme ad altri cittadini Accorsi da Lazzaro, cercano di prelevare dalle case più persone possibile. La signora Maria, piangendo, ringrazia un giovane per aver bussato insistentemente alla sua porta di casa, dove lei stava dormendo e dove aveva paura di morire.
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Cittadini colpiti dal malessere
I volontari delle associazioni Stella Maris, Arcipesca Fisa e Garibaldina, con i propri moduli antincendio cercano di tenere le fiamme lontane dai bomboloni del gas delle tante case lambite dalle fiamme. In lontananza si sentono esplodere bombole più piccole, animali urlare dei lamenti strazianti. Più vicino, i padroni, cercano di non mostrare le lacrime versate per non essere riusciti a salvarli. Non c'è un attimo di pace e la tensione è alle stelle. Intervengono polizia e carabinieri insieme al 118 per aiutare le persone colpite da malori o dalle esalazioni tossiche dei fumi dell'incendio. Una signora, insieme alla sua figlia disabile, vengono aiutate a lasciare la propria casa. Dietro non ci si porta via nulla, né vestiti, né medicine, neanche il caricabatterie del telefono e le chiavi di casa. Non si sa se, come e quando, sarà sicuro in quelle case tornare.
Famiglie in fuga
Sono oltre quaranta le famiglie di Lazzaro costrette a fuggire nel cuore della notte. Tutti vogliono dare una mano, tutti vogliono rendersi utili, Ma le stradine strette e tortuose difficilmente lo consentono anche perché ama la pena sufficienti per poter far passare i mezzi di soccorso.
La conta dei danni
Al mattino si fa la conta dei danni. Se le case sono state tutte salvate, così non è per gli allevamenti o per la rete infrastrutturale. In molte abitazioni mancano acqua e corrente. Lo sa bene il sindaco Giovanni Verduci che, già nel cuore della notte, ha tempestivamente allertato Sorical ed Enel chiedendo interventi immediati. Guardare la linea dove si è arrestato il fuoco, capire quanto vicino è arrivato alle case ed alle bombole del gas, fa letteralmente tremare i polsi.
Nella mattinata, in prefettura, si è riunita l'unità di crisi finalizzata a coordinare le attività a salvaguardia della popolazione e a tutela dei beni, monitorando attentamente i territori dei Comuni di Montebello Ionico, Motta San Giovani, Melito Porto Salvo, Roghudi e San Lorenzo ove sono state potenziate le attività di spegnimento anche con mezzi aerei, Canadair ed elicotteri, attivi già dalle prime luci dell'alba.
Tutelare l’Aspromonte
Quello che si vuole cercare ad ogni costo di evitare e che le fiamme possano raggiungere nuovamente l'Aspromonte. A fare da eco a questo sentore è il durissimo grido di allarme del sindaco di Roccaforte del Greco Domenico Penna. Il suo comune è quello che, due anni fa, assieme a Roghudi, ha subito i danni e le perdite più ingenti. Per il sindaco, un nuovo incendio come quello di due anni fa, significherebbe veder cancellato per sempre dalla carta geografica Roccaforte del Greco, che si trasformerebbe inesorabilmente in un paese fantasma, abbandonato da quegli ultimi cittadini e imprenditori agricoli rimasti che ancora aspettano, da due anni, gli aiuti promessi per le proprie aziende per la passata emergenza, e che non hanno più la forza di poter resistere.