Tra i massimi esperti di diritto di Internet e Privacy, il legale non usa mezzi termini: «La parola chiave è competenza, ed è questa che manca»
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«La gestione della privacy e dei nostri dati da parte di molti enti pubblici calabresi è un vero e proprio disastro». È perentorio l’avvocato Antonino Polimeni, uno dei massimi esperti di diritto di Internet e Privacy dell’intero panorama nazionale, legatissimo alla Calabria, dove è cresciuto e ha scelto di vivere, nonostante gli avviati studi siti in Roma e Milano e le settimane in giro per tutto il territorio nazionale.
«Ci preoccupiamo tanto di non concedere i nostri dati alle grandi piattaforme web, come se fosse il peggiore dei crimini e poi non ci rendiamo conto di cosa accade proprio sotto i nostri occhi, a pochi metri da casa».
Avv. Polimeni, qual è secondo Lei il motivo di queste gravi mancanze da parte di alcuni enti?
«La parola chiave è “competenza”, ed è questa che manca. Qui da noi la privacy non viene percepita come un valore reale, come un diritto vero dei cittadini. Nel sud Italia l’adeguamento privacy viene visto più come un adempimento normativo, qualcosa di burocratico che dev’essere conformato, come se fosse una mera certificazione. Tutto questo è figlio del sistema della PA, poco consapevole e molto incentrato sui costi invece che sulla qualità. Gli enti pubblici, per esempio, hanno l’obbligo di nominare un DPO. Questa figura deve avere dei requisiti e delle competenze ben precise (lo stabilisce la normativa), ma molto spesso assistiamo a nomine interne meramente pro-forma, giusto per spuntare l’adempimento, a persone che non hanno nessuna competenza e si ritrovano ad essere responsabili di centinaia di migliaia di dati di cittadini, dati anagrafici come in alcuni comuni o peggio ancora dati sensibili, come in alcuni ospedali. In giro per la Calabria abbiamo assistito a situazioni disastrose, con i soggetti che venivano nominati DPO che avevano le mani ai capelli, intimoriti da questo ruolo senza alcuna competenza e dalle enormi responsabilità che ne derivano. Inoltre, spesso ci siamo imbattuti in gare d’appalto per il suddetto ruolo, gare al ribasso, dove l’ente pretendeva pagare il responsabile poche centinaia di euro al mese a fronte di una responsabilità dello sfortunato vincitore della gara che superava anche il milione di euro di sanzioni. Si tratta di situazioni assolutamente grottesche».
Antonino Polimeni parte da Reggio Calabria, associato dello studio legale Polimeni e Cotroneo, fonda Polimeni.Legal diventa uno dei consulenti legali più conosciuti d’Italia nel suo settore (diritto di Internet e privacy) apre sede a Roma e Milano, attualmente operative, ma sceglie di tornare a vivere in Calabria, nonostante le criticità appena esposte e le difficoltà lavorative. Perché?
«Se andassimo tutti via nelle mani di chi lasceremmo questa terra? Io amo la Calabria, con tutte le sue contraddizioni, e non mi arrendo nella missione, mia e di tanti altri, ognuno nel suo settore di competenza, di provare a dare un po’ di consapevolezza a chi vuole restare. Io non ho certo molto da dare, ma faccio il mio: mi limito alla divulgazione della cultura del digitale e alla convinzione che trasmettendo una coscienza di innovazione, non solo in ambito aziendale ma anche in ambito pubblico, questa possa comportare una crescita veloce, intelligente e con solide basi. Invece, continuiamo ad incaricare il “cugino” o a dare mansioni di responsabile dei sistemi e della sicurezza al primo dipendente che dimostra di saper accendere un computer».