Migranti tumulati senza bara al cimitero di Bivona

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia dopo un servizio del tg di LaCNews24. Aperti 31 loculi. In almeno due casi i corpi protetti solo dall'involucro in zinco. Acquisiti molti documenti al Comune di Vibo sulla gestione del servizio.
21 luglio 2017
20:21

Migranti tumulati in spregio alla legge. Alcuni seppelliti senza bara. I loro corpi portati via, dopo gli sbarchi, all'interno delle casse di legno, poi, una volta giunti al cimitero di Bivona, in almeno due casi, estratti e lasciati nei loculi senza alcuna cassa, in violazione delle norme di polizia mortuaria, solo con la copertura di zinco.

 


Denunciato il titolare di un'agenzia funebre

È quanto hanno scoperto i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, in collaborazione con i Nas che hanno portato alla denuncia in stato di libertà il titolare di un'agenzia funebre con sede a Vibo perchè ritenuto responsabile del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

 

Le indagini

L'indagine è stata avviata in seguito ad un servizio d'inchiesta realizzato dal giornalista Agostino Pantano per il tg di LaCNews24, che andando alla ricerca della sepoltura di una migrante giunta cadavere al porto di Vibo Marina, ha riscontrato la presenza di una bara vuota ed ha raccolto una testimonianza in base alla quale il corpo della donna fosse stato tumulato in un loculo senza l'adozione delle dovute precauzioni. Stessa sorte toccata anche ai corpi di altri migranti morti e rimasti al cimitero di Bivona.

 

I carabinieri hanno aperto ben 31 loculi, mentre altri tre corpi sarebbero stati in attesa di tumulazione da circa un mese.  Le indagini condotte dagli uomini del capitano Piermarco Borettaz si sono concentrate anche sulle procedure del Comune per l'affidamento diretto del servizio sempre alla medesima agenzia di onoranze funebri, senza mai predisporre - da parte dell'amministrazione - un bando. I militari hanno acquisito diversi documenti operando le dovute segnalazioni alla Procura, che ha disposto la messa in sicurezza dei luoghi per urgenti motivi di carattere igienico sanitario. 

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