Il dietrofront

Il Governo aumenta le accise sul diesel ma nel 2019 Meloni diceva: «Vanno abolite»

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di Redazione Economia
3 ottobre 2024
13:00

In un video ormai famoso l'attuale premier le definiva «una vergogna» ma, nonostante le promesse di tagli, continuano a crescere sconfessando le intenzioni dichiarate

La questione è di grande portata: tre miliardi e cento milioni di euro, una cifra cruciale per un governo che si dibatte nella ricerca di coperture per la legge di bilancio. La recente decisione di riallineare le accise sul diesel a quelle, più elevate, della benzina non solo implica un aumento delle tasse, ma comporta anche un rovesciamento delle promesse fatte da Giorgia Meloni. Infatti, sebbene un intervento sulle accise fosse previsto, ci si aspettava un approccio radicalmente diverso. «Pretendiamo l'abolizione progressiva delle accise», dichiarava la premier in un video del 2019, girato mentre si trovava in una stazione di servizio.

Il cambio di rotta emerge nel Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029, un documento che delinea la politica economica futura. Non si tratta solo di sistemare i conti; per distribuire l'aggiustamento su sette anni anziché quattro, l'Italia dovrà implementare riforme significative. Tra queste, l'accelerazione della riforma fiscale, che include il riordino delle spese fiscali. È qui che si fa menzione dell’allineamento delle accise tra diesel e benzina.


Il riallineamento prevede di equiparare le aliquote delle accise, attualmente distinte. Si punta a portarle su un livello simile: l'accisa sulla benzina è di circa 73 centesimi al litro, mentre quella sul diesel si attesta attorno ai 62 centesimi.

L’aumento dell'accisa sul diesel avrà effetti diretti sui possessori di veicoli a gasolio, ma colpirà soprattutto il settore dell’autotrasporto, che utilizza prevalentemente questo carburante. Le associazioni dei consumatori hanno già avvertito: «Ci sarà una stangata da 3,1 miliardi sugli automobilisti», afferma Assoutenti. «Nel 2023, gli italiani hanno pagato circa 38 miliardi di euro tra Iva e accise sui carburanti».

Nel video del 2019, Meloni analizzava il peso delle accise: «Su cinquanta euro, quindici vanno al benzinaio, mentre trentacinque allo Stato tra Iva e accise». Si definiva «una vergogna» e prometteva di ridurre progressivamente le accise. Tuttavia, a gennaio 2023, il governo Meloni non ha rinnovato il taglio delle accise deciso da Draghi. Infine, ha promesso un futuro taglio strutturale, ma le accise continuano ad aumentare.

 

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