Call center, a rischio 2.000 posti

Aziende in crisi per mancanza di commesse. Non saranno in grado di assicurare il rinnovo della maggior parte dei contratti di lavoro
di LaC tv
7 novembre 2014
16:25

“ È colpa dell’assenza di regole” si legge in un nota diffusa ieri dalla Slc Cgil Calabria, “ la crisi occupazionale che sta colpendo il settore non è da riferire unicamente alla crisi economica”.


Il sindacato, infatti, chiede regole per frenare l’ emorragia occupazionale del settore sempre più in crollo soprattutto a causa dei trasferimenti, sempre più numerosi, verso altri sedi, specialmente all'estero, dei centri in questione. Mentre molte aziende sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per mantenere i livelli occupazionali. Le cifre parlano chiaro, in Calabria, infatti, nel corso del primo semestre 2014 sono stati persi oltre 500 posti di lavoro mentre lavoratori a tempo determinato non hanno visto rinnovato il proprio contratto a causa di esuberi per carenza di attività. Oltre 1500 sono invece coloro che fruiscono di contratti di solidarietà o cassa integrazione in deroga, e 2500 i posti di lavoro persi nell’ultimo biennio in Calabria nel comparto dei call center in outsourcing.



Ciò che viene rimproverato al governo è “ su tutte la carenza di una normativa sui cambi di appalto che consente ai clienti di cambiare continuamente fornitore con l’unico scopo di abbassare il costo del servizio e aumentare i margini di guadagno delle imprese” . Per protesta a questo “ con forza saremo nuovamente in piazza il 21 novembre per richiedere l’applicazione della direttiva europea 23/2001 che prevede che i lavoratori seguano il lavoro nei cambi di appalto. Una normativa di buon senso che nel resto d’Europa sta proteggendo i lavoratori dal liberismo sfrenato derivante dall’assenza completa di regole che invece contraddistingue l’Italia”.

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