L'innocenza di Carolina Girasole

Equivoche le conversazioni captate, insufficienti le prove raccolte: sono queste in estrema sintesi le motivazioni della sentenza che ha portato il 22 settembre scorso all'assoluzione di Carolina Girasole e del marito Franco Pugliese, ora rese pubbliche.
18 dicembre 2015
15:25

Sindaco di Isola Capo Rizzuto, una vita dedicata alla lotta alla mafia, Carolina Girasole si ritrovò coinvolta in una vicenda che la vedeva accusata di aver concordato un bacino di voti con il clan Arena e di aver ricambiato predisponendo un bando per la commercializzazione di finocchi coltivati sui terreni confiscati alla stessa cosca, i cui frutti, tramite prestanome sarebbbero andati agli stessi Arena.

 


Da qui le manette per lei e altre undici persone con accuse che andavano dall'associazione a delinquere di stampo mafioso alla corruzione elettorale, dalla turbativa d'asta ed usura passando per il favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio.

 

Nelle motivazioni depositate ieri viene invece completamente riabilitata la figura dell'ex primo cittadino. Per il tribunale le testimonianze dei finanzieri avrebbero testimoniato che non sono mai stati rilevati contatti diretti tra i coniugi Girasole-Pugliese e i vertici della famiglia Arena. Smontate poi, una per una, le testimonianze dei componenti del clan.

 

Rimane il dramma di una vita politica e personale segnata. La stessa Girasole, subito dopo l'assoluzione, aveva dichiarato di far fatica a pensare di riconsegnare la sua vita alla politica, quella politica che l'ha lasciata solo a difendersi da accuse pesanti come una mannaia mentre ciò he aveva costruito andava in frantumi.

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