Agguato agli amanti di Gallico, le nuove rivelazioni del pentito

Le nuove dichiarazione del collaboratore tracciano un movente diverso per l'agguato in cui perse la vita l'innocente Fortunata Fortugno e rimase ferito Demtrio Logiudice

22 giugno 2019
14:17

L’agguato a Demetrio Logiudice, alias “Mimmu u boi”, e l’omicidio dell’innocente Fortunata Fortugno, non sarebbero stati una vendetta mafiosa per il predominio del quartiere reggino  di Gallico, ma  il tentativo di rapina di un’auto sfociato nel sangue. È il collaboratore di giustizia Mario Chindemi a fornire questa nuova chiave di lettura  su quanto accaduto la sera del 16 marzo del 2018. La coppia di amanti era appartata in una fiumara alla periferia nord della città; per l’Antimafia l’episodio era direttamente rivolto a Logiudice, ritenuto vicino alla cosca Tegano, e si incastrava chiaramente nelle dinamiche mafiose compiute a seguito dell’omicidio di Pasquale Chindemi. Una agguato- “risposta” da parte del figlio Paolo, che è anche il nipote del pentito, e fino a poco tempo fa l’unico ad essere accusato dell’omicidio della donna. Adesso il collaboratore con le sue dichiarazioni se ne assume sì le responsabilità, ma fornisce un movente diverso.  Alcune delle persone tirate in ballo da Chindemi per il delitto non risultano essere coinvolte nell’inchiesta della Dda  e come sottolineato dal gip «la versione dei fatti appare allo stato poco plausibile in quanto non collimante con alcuni elementi di indagine dotati di elevata carica indiziante». Tra tutti l’intercettazione dove Paolo Chindemi dirà chiaramente «non sospettano , però io ho fatto un omicidio». Parole quelle del “pentito” che appaiono quindi come un tentativo di coprire il nipote.

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