Verdetto clamoroso della Corte d'Appello di Catanzaro. In primo grado era stato condannato a 30 anni per uno dei delitti più importanti negli equilibri mafiosi del Vibonese
È accusato di aver premeditato e pianificato l’omicidio del 12 luglio 2004 nei pressi dell’abitazione della vittima che stava rientrando dall’ospedale di Vibo
L’attività di indagine ha permesso di ricostruire tutta la vicenda che ha portato all’eliminazione di Di Leo, divenuto “pedina” scomoda per il suo clan. Non solo un movente ha determinato l’omicidio.
Alla base dell’insofferenza che i vertici del clan avevano maturato nei confronti Di Leo, genero del presunto boss Antonino Bonavota, alcune posizioni ritenute d’ostacolo al predominio della ‘famiglia’ nell’organigramma del clan
Dopo 12 anni uno degli assassini di Domenico Di Leo ucciso a colpi di pistola, Kalashnikov e fucile nel luglio del 2004, ha un nome e un volto. Si tratta di Francesco Salvatore Fortuna, 34 anni, ritenuto esponente di spicco della cosca di 'ndrangheta dei Bonavota attiva a Sant'Onofrio