Il 18 gennaio è stato celebrato l’anniversario dell’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo, uccisi a Scilla. Due condanne definitive non bastano a raccontare tutta la verità. Dietro il delitto c’è la strategia del terrore di Cosa Nostra che si lega alla Calabria
Sebastiano Musarella salvato per due volte dagli agenti della penitenziaria. Ora è controllato continuamente a vista. Deve scontare 10 anni e otto mesi di prigione per estorsione aggravata
Sono le parole di Marcello Fondacaro a dare un quadro lineare dell’evoluzione imprenditoriale di Pino Bagalà: «Era muratore. Sono andato via e quando sono tornato era una grande appaltatore». Emergono i condizionamenti per i lavori sull’A3 e le relazioni con le ‘ndrine
Dalle indagini emersa una fitta rete di rapporti, che legava importanti gruppi imprenditoriali con gli esponenti di spicco di alcuni clan, quello dei “Muto”, quello bruzio “Lanzino – Ruà - Patitucci” e quello reggino dei “Piromalli”. Le principali gare d’appalto turbate
Le indagini hanno accertato il diretto coinvolgimento del gruppo imprenditoriale, che ha costituito e consolidato nel settore degli appalti pubblici in Calabria una posizione di assoluto predominio riuscendo a turbare almeno 27 gare per un valore complessivo superiore a 90milioni di euro
I “Piromalli”, nella piana di Gioia Tauro, e i “Muto” insieme alla cosca “Lanzino – Ruà – Patitucci”, a Cosenza, si erano posti come punto di riferimento di importanti gruppi imprenditoriali al fine di turbare sistematicamente le gare d’appalto
In un bene confiscato alla ‘ndrangheta nella città dello Stretto verrà realizzato un centro per i più bisognosi. Ad annunciarlo il sindaco Giuseppe Falcomatà
I due Appuntati furono brutalmente uccisi da un commando mafioso il 18 gennaio del 1994 nei pressi dello svincolo di Scilla. Domani si svolgerà la cerimonia di commemorazione
Regge anche in Appello l’accusa della Dda di Reggio Calabria nell’inchiesta “Ada-Sipario” che vede alla sbarra gli appartenenti al clan egemone a Melito Porto Salvo. Diversi reati prescritti e numerose rimodulazioni di pena.
L’ex sindaco era imputato di omissione di atti d’ufficio aggravato dall’art. 7, ovvero il favoreggiamento di natura mafiosa all’impresa appaltatrice dell’opera in questione. Il giudice ha ritenuto l’inesistenza dell’aggravante. Prescritta, invece, l’omissione
Ci fu una ulteriore trattativa messa in piedi fra pezzi di istituzioni e cosche? A sentire le parole del commercialista in odore di servizi, pare proprio di sì. Tutti gli intrecci che lo vedono protagonista: dalla storica vicinanza al clan De Stefano, alla visita a casa del boss Pelle. Passando per i legami con Alberto Sarra. Che, ora, parla con i pm
Concluse le indagini preliminari nell’ambito dell’operazione antimafia che ha colpito i clan Mancuso, Accorinti e Il Grande, operanti nel Vibonese. Indagato pure il presidente della Provincia e sindaco di Briatico, Andrea Niglia, unitamente a politici, avvocati e imprenditori
È quanto emerge dagli atti di “Gotha”, il maxi processo all’élite della ‘ndrangheta. Secondo l’avvocato Marra, vi sarebbe stato un summit a Polsi, con esponenti delle cosche, in cui si parlò della cattura di Giovanni Strangio. Ma poi saltò tutto.
Tace per pochi mesi la ‘ndrangheta ma poi, puntuale, ricompare e marca il territorio. Succede così che in poco meno di quattro giorni ci siano stati ben tre atti intimidatori
Riscontrati infatti “contatti economici” tra gli indagati e appartenenti alla famiglia Giglio, ritenuti organici all'omonima 'ndrina dominante a Strongoli verso cui sarebbero state fatte transazioni di denaro senza alcuna giustificazione lecita
La relazione del prefetto di Vibo, Carmelo Casabona, inviata al Viminale chiama pesantemente in causa le frequentazioni di sindaco, assessori e consiglieri con la criminalità organizzata
L'inchiesta ha consentito di accertare non solo ingenti movimentazioni di capitali e investimenti immobiliari effettuati dai tre a fronte di esigui redditi dichiarati ma anche i legami con la criminalità organizzata calabrese
Il procuratore capo di Reggio Calabria nel corso della conferenza stampa: «Giovanni Palamara era ormai diventato un ospite “fisso” in Colombia e godeva di grande fiducia da parte dei vari cartelli dediti al traffico internazionale di stupefacenti»
I soggetti sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro insieme ai militari della Compagnia di Soverato, con l'accusa di associazione mafiosa