Giuseppe Calabrò, uno degli esecutori materiali dell'omicidio Fava-Garofalo, ascoltato nell'udienza odierna del processo 'Ndrangheta stragista smentisce il contenuto di una lettera da lui stesso scritta e dice: «Solo mie fantasie». Ma per il procuratore aggiunto Lombardo fu minacciato dalla madre che lo spinse a rinnegare tutto
Fu ritrovata nella biblioteca del carcere di Ferrara. Nel computer c’era la missiva scritta per Grasso, con la confessione sul movente delle stragi. E lo spostamento di Calabrò a Bollate avrebbe potuto mettere tutto a tacere. Per sempre
La missiva scritta dal killer Calabrò nel 2012 svela la matrice stragista degli attentati. Oggi in aula i testi dell’accusa hanno chiarito i contorni in cui maturò una delle prove più importanti
Il pentito Villani punta il dito contro servizi deviati e massoneria deviata: «Vero cervello della ‘ndrangheta e non solo». Poi svela: «Dovevamo fare come le falangi armate» e chiama in causa Aiello faccia di mostro
Tre giorni dopo aver svelato ai magistrati la verità sul duplice omicidio Fava-Garofalo, Calabrò incontra la madre (e sorella del presunto mandante). Lei gli intima: «Bocca chiusa e non si sbaglia mai». Lui dice di aver ritrattato. Poi attacchi alla Dda e messaggi chiari: «Abbiamo perso Francesco, hai capito?»
Giuseppe Calabrò, autore dell’omicidio Fava-Garofalo, terrorizzato davanti ai pm: prima mente, poi piange a dirotto: «Mi uccidono, devo andare via». E racconta una verità taciuta per 23 anni