Giuseppe Pugliese Carchedi è stato ucciso nell'agosto del 2006. Nell'aula bunker il pentito parla delle due relazioni sentimentali intrattenute contemporaneamente dal giovane, delle minacce ricevute dal suocero Enzo Barba e del contrasto con i Piscopisani
Giuseppe Pugliese Carchedi è stato ucciso nell'agosto del 2006. Nell'aula bunker il pentito parla delle due relazioni sentimentali intrattenute contemporaneamente dal giovane, delle minacce ricevute dal suocero Enzo Barba e del contrasto con i Piscopisani
Le indagini hanno fatto luce sulla componente riservata che governerebbe la 'ndrangheta. Trentuno gli imputati tra i quali l’avvocato Romeo, l’ex senatore Caridi e l’ex sottosegretario Sarra (ASCOLTA L'AUDIO)
Sull'episodio stanno indagando i carabinieri. Il rinvenimento segue l'aggressione subita nelle scorse settimane dal fratello del collaboratore di giustizia conosciuto come "occhi di ghiaccio"
VIDEO| Un viaggio per raccontare il riscatto di un territorio che non si piega e non abbassa la testa. Il regista: «Grazie a uomini e donne di grande valore si riesce a riportare la legalità al centro della vita sociale» (ASCOLTA L'AUDIO)
Il "nano feroce" è stato il capo scissionista che diede l'avvio negli anni '80 allo scontro armato a Reggio Calabria contro gli ex alleati De Stefano-Tegano-Libri
Il procuratore Giovanni Bombardieri e il sostituto Sara Amerio hanno chiesto il rinvio a giudizio. L'imputato avrebbe autorizzato il ritorno dalla località protetta alla città dello Stretto del pentito Morabito
Il pentito parlando dei Bonavota aggiunge: «Sono presenti a Genova, a Roma e in un paese vicino Toronto, in Canada. Questo lo appresi negli anni 2000 da Fortunato Mantino»
I retroscena dell'omicidio raccontati dal collaboratore nel corso nel maxi processo: «Quella sera non ero lì per puro caso. Dissi a mia madre che andavo a cena da Enzo Barba e lei fece il macello. Così decisi di restare a casa»
I profili di Marco Pardea, Marco Ferraro e altri: attentati incendiari, agguati e doti di ‘ndrangheta. Prosegue l’esame di uno dei collaboratori chiave del maxiprocesso
Le dichiarazioni del collaboratore nell'ambito del maxiprocesso che racconta anche dell’agguato degli anni 2000: l’ordine fu di “Scarpuni”, a sparare Giuseppe Loielo assieme ad un altro ragazzo di Soriano, Nazzareno Colace fece da autista
Il collaboratore di giustizia in aula nel corso del maxiprocesso si è soffermato anche sui rapporti di forza esistenti all’interno dei clan raccontando degli assetti criminali
NOMI | Due giovani di Soriano per saldare un debito relativo all’acquisto di stupefacenti avrebbero accettato di fabbricare e posizionare l’ordigno che fece saltare in aria l’auto sulla quale viaggiavano il 42enne e il padre Francesco
Francesco Falbo è ritenuto dagli inquirenti contiguo al mondo 'ndranghetista radicato al Nord. Sigilli a numerosi immobili, terreni, fabbricati, società e rapporti bancari
Il collaboratore di giustizia ricostruisce gli scontri tra i Pugliese i Pardea e i progetti omicidiari. Riportate le origini della sparatoria in piazza Municipio, l’accoltellamento di Palmisano e la mediazione con gli Alvaro
Il collaboratore di giustizia racconta anche di una presunta lite fra due politici di spicco vibonesi e dei prestiti a usura che sarebbero stati elargiti a un sindaco e a un ex consigliere regionale
Nel coso del maxi-processo il collaboratore racconta della nascita della struttura mafiosa in città dal 2012 in poi. La prima riunione di mafia all'interno del cimitero cittadino
L'ex pupillo del capo dei capi intervistato da Klaus Davi: «Colpito perché era amico di Falcone». E su Messina Denaro afferma: «Se c’è una cosa di cui sono sicuro è che è vivo ed è in Sicilia, protetto da qualche personaggio importante»
Nel racconto del collaboratore di giustizia la sparatoria al 501 hotel, l’omicidio di Servello, il ruolo dei familiari e la sua affiliazione alla ‘Ndrangheta avvenuta nel 2013
L’origine della struttura mafiosa in città, il sequestro D’Amato, i tradimenti, il ruolo del nonno Pugliese Carchedi, i Lo Bianco, i Pardea, i Fortuna ed i rapporti con i reggini nel racconto del collaboratore di giustizia
VIDEO| Il procuratore di Catanzaro ribadisce il suo giudizio duro sulle nuove norme previste: «La conseguenza sarà la diminuzione del livello di sicurezza per la nazione, visto che certamente ancor di più conviene delinquere» (ASCOLTA L'AUDIO)
Accolta dalla Suprema Corte il ricorso della Dda di Catanzaro. Da rivedere la decisione che impedisce al presunto boss di Briatico il solo rientro in provincia di Vibo