Orgoglio nel mondo

Il vigneto più alto d’Europa è in Calabria: «Ci consideravano matti, ora vedere l’uva circondata dai pini della Sila è un’emozione unica»

Una sfida vinta grazie alla forza e alla tenacia di Immacolata Pedace con il contributo  giovane "ingegnere contadino" Emanuele De Simone jr: «Restare in montagna vuol anche dire disagi e difficoltà ma resistiamo» 

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di Franco Laratta
9 settembre 2024
11:35

Il vigneto più alto d’Europa è una sfida vinta. Agli inizi non ci credeva nessuno. A oltre 1300 metri dal livello del mare, nel cuore della Sila Greca, una donna e un ragazzo hanno lanciato una sfida. Ma una vera e propria sfida. Si trova precisamente in località Cava di Melis, comune di Longobucco. Parco Nazionale della Sila. Il tutto si deve a una donna tenace e coraggiosa come Immacolata Pedace, che ha dato il nome all’azienda. E al giovane ingegnere Emanuele De Simone jr.

Era il 2006 quando hanno deciso di sfruttare un piccolo appezzamento a 1300 metri. Ne parliamo con Immacolata. «Quando abbiamo iniziato, nel 2006, nella realizzazione del vigneto, ci consideravano dei matti, noi credevamo in un desiderio in un sogno, realizzato però attraverso attenti studi sulle caratteristiche del terreno della sua esposizione, il vento, la temperatura. Abbiamo sperimentato con la vite anche la pazienza e la passione necessaria. Abbiamo creduto in questa idea e se credi realmente in una cosa tutto si rende possibile».


Ovviamente c’è stato questo in particolare che convinto Immacolata ed Emanuele ad andare avanti, ben sapendo che le difficoltà sarebbero state grandi. «Il sogno, il desiderio, ed attraverso la passione i risultati. Vedere i grappoli d'uva in Sila, nel cuore del Parco Nazionale della Sila, circondati e protetti dai pini larici e dal lago Cecita, è stata una emozione indescrivibile».

Vediamo quali sono i vini prodotti dal vigneto più alto d’Italia. «“Il bianco "Chione" (nella mitologia Greca la dea della neve); Il rosato "Silva" in onore della nostra Sila che nell'antichità si chiamava Silva Bruzia; Il Rosato Anthea (la dea dei fiori) creato in onore della nostra nipotina che porta il nome Anthea; Il Rosso Lykos (dal greco antico Lupo ché il re della Sila».

E poi c’è la bella sfida dello Spumante 130. «Una sfida vinta, dopo tanto paziente e duro lavoro, la creazione del primo ed unico Spumante prodotto in Sila, che prende il nome di 1300 che è l'altitudine di questo nostro territorio».

I vostri clienti hanno dimostrato grande soddisfazione per le vostre produzioni. «Tutti dalle qualità eccezionali, molto apprezzati dai nostri ospiti».

E poi sono arrivati i riconoscimenti e i premi. «Sì, riconoscimenti importanti a livello internazionale. Ne cito solo alcuni: anno 2021 il rosato "Anthea" medaglia d'argento al Mondial des Vins Extremes. Anno 2022 il bianco "Chione" medaglia d'argento al concorso mondiali dei Vini Estremi. Anno 2023 il rosso "Lykos" medaglia d'oro al concorso enologico internazionale dei vini estremi Mondial. Anno 2024 il rosato "Silva" selezionato nella top 100 dei rosati Italiani (100 best Italian rosé)».

E vediamo cosa per il prossimo futuro si intendete fare. «Far conoscere la nostra azienda con le sue eccellenze, ed ancora di più il nostro territorio, questo angolo della Sila così meraviglioso e affascinante pieno di racconti fantastici e di storie meravigliose come quella del vigneto nato come il più alto d'Europa».

Fare impresa in Calabria non è facile. Spesso ci si trova di fronte a difficoltà che sembrano insormontabili. Ancora di più in alta montagna. «Certamente restare in montagna vuol dire disagi e difficoltà, mancanza dei servizi primari, costi elevati per l'approvvigionamento di qualsiasi cosa , viabilità non adeguata, duri inverni, costi energetici altissimi. Nonostante tutto... restiamo, resistiamo».

Il vigneto più alto d’Europa ha vinto anche per quella mano femminile e per un giovane. Coraggio e tenacia. Il ruolo delle donne e dei giovani nelle imprese agricole cresce sempre di più. Così come quello dei giovani.

Immacolata Pedace, la marcia in più dell'azienda, con l'indiscusso contributo creativo del giovane "ingegnere contadino" Emanuele De Simone jr. «Così come tante altre donne e giovani coraggiosi che hanno deciso di restare in Calabria e ancora di più in montagna, che con idee innovative ed organizzative danno un contributo di speranza alla nostra terra ed è principalmente per questo che andrebbero aiutati, incoraggiati e realmente sostenuti».

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