FAVOLA RENDE | Bruno Trocini, la Juventus, gli affetti e quella panchina offerta quasi per caso

Dietro il “miracolo” del club biancorosso c’è un lavoro che parte da lontano. Ma anche un passato che lega il tecnico alla “Vecchia Signora” di Baggio, Vialli e Trapattoni
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di Alessio Bompasso
1 marzo 2018
14:59

E’ senza ombra di dubbio  l’allenatore del momento. Per non farsi mancare nulla da poco ha messo in tasca il patentino Uefa A. Bruno Trocini ed il suo Rende stanno facendo parlare mezza Italia. Una favola di terza serie che accarezza la Serie A. Perché Bruno Trocini l’Olimpo del calcio lo ha già vissuto. Forse troppo presto.

Golden boy

Bruno Trocini nasce a Cosenza il 17 maggio 1974. E’ il più giovane calciatore ad ever esordito con la maglia del Cosenza in Serie B. Aveva 16 anni quando Eddy Reja lo fece esordire contro l’Ascoli quel 10 febbraio 1991. Toccò solo un pallone ma per Trocini fu una grande emozione:


 

«Ricordo che il mister mi chiamò – spiega – mi tremavano le gambe dall’emozione. Mancavano 10 minuti e giocai solo una palla appoggiandola dietro in maniera semplice. Un ricordo che non dimenticherò mai come i miei parenti, gli amici venuti e vedermi e seduti in tribuna. Fu davvero una grande emozione».

 

Trocini era un’attaccante veloce e di grande prospettiva. Aveva bruciato le tappe in tutti i settori giovanili e al termine di quella stagione fu chiamato a Torino. Sponda Juventus in forza alla formazione Primavera ma quasi sempre aggregato alla prima squadra:

 

«Furono due anni meravigliosi, ricchi di esperienze importanti per me. Per un ragazzo di 16 anni non è semplice ritrovarsi all’improvviso in un altro mondo, ma fu un’esperienza che mi servì molto. Soprattutto a crescere velocemente. Dalla sera alla mattina mi ritrovai nello spogliatoio con campioni che vedevo in tv. Fantastico, da una parte. Forse troppo carico di responsabilità, dall’altra».

 

Era la Juventus di Baggio e Vialli e del Trap in panchina:

 

«Trapattoni era un allenatore che sprigionava energia in qualsiasi cosa facesse. Era passionale in ogni cosa che faceva. Un enorme capacità di gestione. Un carisma eccezionale».

 

Un sogno che si avvera, insomma. Sì, ma non per Bruno Trocini. O almeno non del tutto. La Juventus crede in lui, contro l’Ancona sfiora l’esordio in massima serie. Serie A di cui Trocini sentirà solo il profumo dell’erba ma non la sua consistenza sotto le scarpette. Perché a questo Punto il giovane Bruno prende una decisione inaspettata.

 

«Fui mandato in prestito al Trento, in Serie C2, poi rifiutai alcune destinazioni. A 21 anni rinunciai a due anni di contratto che ancora avevo con la Juventus per praticamente smettere di giocare a calcio». 

 

E a chi gli chiede che forse è arrivato troppo presto nel calcio che conta, Bruno Trocini risponde così:

 

«Probabilmente non ero troppo maturo per affrontare alcune cose o forse non ero abbastanza bravo se poi alla fine ho fatto 10 anni di Serie C. Quella probabilmente era la mia categoria. Ma sentivo molto la mancanza della mia famiglia, dei miei compagni».

 

Distanze, mancanze, affetti che a 23 anni spinsero Bruno Trocini al Dipingano, in Promozione, ma a due passi da casa.  Poi Castrovillari, Reggiana, Lodigiani, Andria e Rende. Lì dove il cerchio si è chiuso e dove, di fatto, è iniziata la sua carriera in panchina. Quasi per caso. alla guida della Juniorese e quattro mesi dopo della prima squadra. Era il Rende di De Angelis, ultimo in classifica e con un piede e mezzo in Eccellenza. Trocini guida la squadra per 12 partite. Inanella 27 punti e conquista la salvezza senza passare dai playout. Era il 2013. E da allora Trocini ed il Rende non si sono mai separati.

 

I giorni nostri

 

Il presente parla di una squadra che domenica scorsa si è confermata regina del calcio calabrese. Davanti a tutte le cugine di casa nostra in classifica e dietro solo alle super corazzate del campionato. Una favola che qualcuno chiama miracolo.

 

«Miracolo è eccessivo. E’ una parola legata a qualcosa di improvviso, inimmaginabile – spiega. Noi invece abbiamo costruito questi risultati in tanti anni. Ogni stagione abbiamo messo un tassello nuovo, alzato l’asticella. Credo che nulla nel calcio, come accaduto nella mia carriera da giocatore, accada per caso. Non è così anche per questo Rende».

Sognando la Serie B

In città è “Rendemania”. Dopo la salvezza, già in cassaforte, i tifosi biancorossi sognano la Serie B.

«Non ci poniamo limiti – sottolinea Trocini – i ragazzi sanno che questa forse è l’occasione della loro vita. Ci sono squadre molto più attrezzate di noi, ma nel calcio mai dire mai».

Giornalista
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