Dilettanti Calabria

Dal Venezuela a Scalea per far ripartire i biancostellati, il nuovo presidente Oliva si presenta: «Emozionato e ambizioso»

Nato nel Paese sudamericano da genitori scaleoti, va a rilevare la società degli oramai ex patron Pino Bono e Carmine Reda: «Questa squadra mi richiamava a vivere nella città dei miei genitori»

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di Franco Sangiovanni
9 agosto 2024
13:30

Lo Scalea ha il nuovo presidente. Da ieri decade il commissariamento della società impersonata dal sindaco Giacomo Perrotta che, in conferenza stampa, presenta ai tifosi il nuovo presidente Franco Oliva, nato in Venezuela da genitori emigrati da Scalea, che rileva la società biancostellata degli ormai ex Pino Bono e Carmine Reda.

Uno scaleota che rileva la società sportiva per pura passione dopo essere stato lontano, per lavoro, dalla propria famiglia e dai propri affetti. In realtà non proprio un novellino del calcio. Nel suo cammino in Ecuador, Franco Oliva, 4 anni fa, fonda dal nulla il Club Atletico Vinotinto identificando nella denominazione proprio il modo dei tifosi di identificare la nazionale venezuelana. L’Ecuador ha vissuto una immigrazione di oltre 500mila venezuelani, la fondazione di questa società ha in qualche modo, nelle intenzioni di Franco Oliva, voluto accumunare quanti avevano lasciato il proprio Paese. In poco tempo la squadra raggiunge l’equiparata nostra serie C riuscendo ad avere un imponente seguito di tifosi, tutti venezuelani emigrati in Ecuador.


In anteprima, ai microfoni del nostro network, le prime parole dell’emozionato neopresidente Franco Oliva: «Sono sempre emozionato, fare calcio è emozione pura per me». Se lo Scalea evita il baratro, lo deve quindi a Oliva, sempre legato alla terra dei suoi genitori: «Con Scalea c’è un legame molto, molto profondo. Sono nato in Venezuela ma i miei genitori sono di qua, venivamo spesso in vacanza e quando ripartivamo sentivo come un vuoto, una sensazione che mi richiamava sempre a tornare. Mentre crescevo, negli anni, sentivo che c’era qualcosa che mi chiamava qui a Scalea e l’ho capito quando ho iniziato ad occuparmi di calcio. Ho capito che era lo Scalea Calcio che mi richiamava a vivere nella città dei miei genitori».

Cresce ora l’attesa dei tifosi, finalmente tranquilli: «Innanzitutto sono qui per garantire soprattutto la sostenibilità attraverso la costruzione di un progetto che possa nascere con delle basi strutturali abbastanza solide. Ripartire, dunque, per costruire un palazzo enorme con delle grandi ambizioni, operando, però, con calma, serenità, coscienza e soprattutto con conoscenza del fare nell’industria del mondo del calcio di oggi»

Iniziare, quindi, a fare calcio attraverso una visione aziendalista: «La Scalea Calcio è un marchio che ha più di un secolo e vanta un grande potenziale a livello commerciale e sportivo. Soprattutto sono tesori che vanno saputo gestire per cui è molto importante provare ad alzare il valore di questo marchio trattandolo per come si deve. Sarà una risorsa importante anche per dare questa sostenibilità di questa base strutturale che vogliamo creare, è uno dei pilastri fondamentali per iniziare a cambiare visione».

Sposandoci in tema mercato, con l’inizio della preparazione programmata per sabato 10 agosto, sembra definito il rapporto con il nuovo direttore sportivo Thomas Rinaldi così come lo sarà quello con l’allenatore Nicola Mandarano. Nei roster atleti ci dovrebbero essere il capitano Ferruccio Chemi, il portiere Calandra il difensore Simone Guzzo, i centrocampisti Samuele De Luca e Omar Grosso, oltre a i giovani under del posto.

Salutando il presidente Oliva, lo facciamo tenendo vivo l’argomento del mercato, anche in considerando del legame sportivo con l’altra società di calcio dell’Atletico Vinotinto si può ipotizzare qualche innesto: «Diciamo che la possibilità c’è se pensiamo nel breve perché siamo partiti un pò in ritardo, i giocatori del comprensorio hanno preso impegni. Vedremo».

Entra dunque nel calcio italiano il presidente Oliva, in quello dilettantistico della sua Scalea, con l’intenzione di trasferire le sue esperienze maturate in Sudamerica. Una mission impegnativa, non impossibile, per certificare una sostenibilità da prendere come modello.

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