Game over

La Jonica Basket Crotone dice addio ai settori 13-14-15 anni, il disperato appello ai propri giovani: «Scappate, qui c’è solo solitudine»

Il presidente Giorgio Faccioli in una nota denuncia la gestione e l’affidamento degli spazi e strutture sportive in città. E manda un (amaro) messaggio ai suoi ragazzi

di Procolo Guida
9 ottobre 2024
19:59
Una partita disputata dalla Jonica Basket Crotone
Una partita disputata dalla Jonica Basket Crotone

«I numeri primi sono i numeri divisibili solo per 1 e per se stessi, e noi ci sentiamo esattamente così. Soli, come i numeri primi che possono contare solo su se stessi», è subito lampante l'amarezza nel comunicato dell’avvocato Giorgio Faccioli, cestista e sportivo per una passione che lo ha lanciato a gestire da presidente un’associazione con tanti appassionati ed allievi che lo scorso anno ha scommesso, con altri coraggiosi, sull’avventura entusiasmante del Campionato di Seconda Divisione Regionale che ha riportato l’attività agonistica del basket a Crotone dopo anni di buio.

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«Questo comunicato non vuole essere una denuncia per ricercare responsabilità (per questo ci sarà tempo) - specifica Faccioli - ciò che ci sta a cuore, soprattutto nel giorno della festività del Santo Patrono (oggi è San Dionigi, patrono di Crotone, ndr), è mandare un messaggio ai tanti giovani della città: SCAPPATE!» è la batosta urlata con il maiuscolo. «Noi abbiamo scelta di rimanere, anzi, di ritornare nella nostra terra dopo gli studi universitari e, pertanto, il messaggio che rivolgiamo alle nuove leve è figlio di un’accurata ponderazione e, soprattutto, ahi noi, scritto con cognizione di causa». E proseguendo il giovane professionista spiega il perché: «Andate via da questa terra governata da regole tutte proprie e dove la crescita è solo ad appannaggio di chi occupa già posizioni di vertice nella P.A. dedita ad accrescere e consolidare il proprio potere». Ed intimando svela: «Non illudetevi di poter programmare per tempo, magari a giugno, una stagione sportiva che inizierà a settembre. Vi sentirete dire che è troppo presto!».


E chiarendo che ovviamente si tratta solo incidentalmente dell’assegnazione di strutture e spazi pubblici per pratiche sportive che pure Provincia e Comune stanno gestendo senza un criterio unico, il presidente della Jonica Basket conclude: «Fuggite via dalle logiche da cartello e monopolio che stanno prendendo sempre più piede in questa città. Emigrate in luoghi dove vige il pluralismo e tutti partono dalle stesse condizioni di partenza. Continuate a coltivare i vostri sogni e le vostre passioni, le vostre ambizioni. Qui, per voi, come noi, c’è solo solitudine, la solitudine dei numeri primi».

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Per comprendere sconforto e rabbia è necessario sapere che Faccioli ed i “grandi” appassionati che spesso vivono anche storie di pendolarismo per garantire allenamenti e tutoraggio agli allievi, nella stagione del rientro al palazzetto piuttosto che in palestre spesso nemmeno adatte, sono costretti a chiudere alle attività delle under 13/14 e 15 che poi significa fare attività sportiva senza futuro. Ed a rendere tutto paradossale è che non è mai esistito un bando unico per l’assegnazione delle palestre delle scuole provinciali e comunali, eppure gli impianti terminati con fondi Pnrr si sono moltiplicati con un PalaMilone, però, che prosegue ad essere utilizzato più come deposito per gli operai del Comune che per allenamenti, dopo la tristissima parentesi delle bare della strage di Steccato, nonostante il rifacimento del parquet sia costato importanti soldi pubblici; che lo stadio Ezio Scida in attesa di essere interessato dai lavori per l’Antica Kroton è stato assegnato ad una Asd per “liberare” lacciuoli burocratici che non hanno mai concesso spazi ad altre attività che non fossero calcio; e che l’unica parvenza di playground in un parco cittadino è stata divelta anni fa per assegnare lo spazio ad attività commerciali che occupano anche i due parchi cittadini centrali. Una situazione che non ha mai scoraggiato questue su singole assegnazioni anche di piccolissimo e, spesso, inadeguato spazio, piuttosto che aprire il benché minimo straccio di dibattito pubblico.

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