Reggio, continua la sospensione del servizio di assistenza domiciliare

Gli enti del terzo settore proseguono nello stato di agitazione a causa della mancata formalizzazione dei contratti. L'azienda sanitaria, per cui oggi pomeriggio è stato dichiarato il dissesto, continua però a dirottare l'utenza pur sapendo di non poter garantire le prestazione pubbliche 

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di A. P.
6 giugno 2019
20:27

Continua ad essere sospeso il servizio di assistenza domiciliare integrata (ADI) su tutto il territorio dell’Asp di Reggio Calabria. A denunciarlo sono il consorzio "Macramè" insieme al "Sadmat", il servizio assistenza malati terminali, al consorzio nazionale di imprese sociale e ad altre realtà che compongono il terzo settore

 


«Ad un mese dalla richiesta da parte degli enti gestori del servizio- è scritto in una nota- ai vertici dell’azienda sanitaria (per cui oggi pomeriggio i commissari hanno dichirato il dissesto finanziario ndr) di formalizzare il rapporto contrattuale dobbiamo prendere atto che nulla è mutato. Nonostante alcuni incontri ufficiali e i chiarimenti dopo alcune incomprensioni iniziali, ad oggi, gli enti del terzo settore si trovano ancora nella condizione di non poter erogare il servizio poiché privi di qualsiasi formalizzazione del rapporto con l’Asp».

 

Non si sono però, interrotte le istanze da parte di centinaia di utenti che, in queste settimane, hanno richiesto gli accessi. «I distretti infatti, proseguono le realtà del terzo settore, continuano a prendere in carico utenti invitandoli a scegliere l’ente erogatore, pur sapendo che gli stessi non hanno la possibilità di effettuare il servizio, come se nulla fosse accaduto in questi mesi. Nonostante l’Asp sappia dell’impossibilità di erogare il servizio senza la necessaria copertura contrattuale continua a dare corso alle procedure interne come se nulla fosse, lasciando agli enti erogatori il mortificante compito di spiegare a chi telefona per le richieste che il diritto ad un servizio pubblico, previsto dai "livelli essenziali di assistenza" (LEA), non è al momento esigibile. Nel frattempo, i pazienti nelle condizioni più gravi e che possono permetterselo economicamente chiamano privatamente infermieri, fisioterapisti, logopedisti, pagando prestazioni che, invece, dovrebbero essere assicurate dalla sanità pubblica, come sancito dalla Costituzione e come garantito nel resto d’Italia». Ed è per questo che gli enti erogatori, considerato questo stato di stallo, dichiarano la prosecuzione dello stato di agitazione. 

 

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